Le nuove paghe colf, badanti 2020

A inizio Febbraio sono state sottoscritte tra le parti sociali le nuove retribuzioni colf badanti 2020. Abbiamo aggiornato il nostro programma e nell’articolo abbiamo pubblicato le tabelle con le nuove paghe per colf e badanti non conviventi e anche le tabelle con le paghe 2020 per le colf e le badanti conviventi.

Retribuzioni colf e badanti non conviventi 2020

 

Livello Paga Sindacale
DS 8,22
D 7,88
CS 6,83
C 6,48
BS 6,13
B 5,78
AS 5,45
A 4,62

 

Per il contratto di sostituzione riposi badanti le retribuzioni sono:

 

Livello Paga Sindacale
CS 7,35
DS 8,86

 

 

 

Livello Minimo Indennità di funzione Totale Complessivo
DS
1.215,53
171,18
1.386,71
D
1.157,65
171,18
1.328,83
CS
984,01
984,01
C 926,14
926,14
BS 868,24
868,24
B 810,36 810,36
AS
752,48
752,48
A 636,71
636,71
Tempo parziale C
671,43
671,43
Tempo parziale BS 607,78
607,78
Tempo parziale B
578,83
578,83
Assistenza notturna DS
1.397,89
1.397,89
Assistenza notturna CS
1.131,60
1.131,60
Assistenza notturna BS
998,47
998,47
Presenza notturna
668,54
668,54
Indennità
(valori giornalieri)
Totale indennità vitto e alloggio
Pranzo e/o colazione Cena Alloggio
1,96

1,96

1,69 5,61

Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro  COLF E BADANTI

I sindacati firmatari del Ccnl, presso il Ministero del Lavoro hanno definito gli importi delle nuove retribuzioni minime per colf e badanti. Nel 2020, presso il Ministero del lavoro, i sindacati di categoria hanno stabilito le nuove retribuzioni colf badanti 2020 sulla base dell’aumento del costo della vita calcolato dall’Istat.

Nel 2020 per colf e badanti conviventi le retribuzioni sono aumentate, anche se di poco, mentre per badanti e colf non conviventi l’aumento é stato applicato solo per livelli di inquadramento C, CS, D e DS. Il valore del vitto alloggio giornaliero invece é rimasto invariato a 5,61 €.

Il CCNL stesso stabilisce la necessità di tale aggiornamento:

Art. 37
(Variazione periodica dei minimi retributivi e dei valori convenzionali del vitto e dell’alloggio)
1. Le retribuzioni minime contrattuali e i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio, determinati dal presente contratto, sono variati, da parte della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo di cui all’art. 44, secondo le variazioni del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ISTAT al 30 novembre di ogni anno.
2. La Commissione verrà a tal fine convocata dai Ministero del Lavoro e Previdenza sociale, entro e non oltre il 20 dicembre di ciascun anno, in prima convocazione, e, nelle eventuali successive convocazioni, ogni 15 giorni. Dopo la terza convocazione, in caso di mancato accordo o di assenza delle parti, il Ministero del Lavoro e Previdenza sociale è delegato dalle Organizzazioni ed Associazioni stipulanti a determinare la variazione periodica della retribuzione minima, secondo quanto stabilito al comma 1, in misura pari all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ISTAT per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali e in misura pari al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio.
3. Le retribuzioni minime contrattuali ed i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio, determinati ai sensi dei commi precedenti, hanno decorrenza dal 1º gennaio di ciascun anno, se non diversamente stabilito dalle Parti.

Al comma 3 il Ccnl specifica che la variazione é retroattiva avendo decorrenza dal 1° gennaio di ogni anno anche se le retribuzioni vengono comunicate solo nella seconda metà di gennaio.

Per l’assunzione di una colf o di una badante, ADIURA LIVORNO rimane a disposizione delle famiglie, per valutare insieme il livello contrattuale da inserire nel contratto di lavoro domestico. Rimangono sempre invariate le modalità di licenziamento ed il successivo calcolo dell’ultima busta paga, che nel caso si verifichi nei primi giorni di Gennaio, bisogna aspettare una quindicina di giorni.

Adiura Livorno

Foto by freepik.com

 

Coronavirus, regolarizzare colf, babysitter e badanti. Così si aiutano le famiglie

In parecchi, senza regolare contratto, per il timore dei controlli in questo periodo difficile non prestano più servizio

Integrazione riuscita

Provvedere solo ai lavoratori agricoli (fatto in sé utile e giusto) sarebbe iniquo. Iniquo per le persone dimenticate. Ingiusto per la famiglia italiana. La strage degli anziani nelle istituzioni con il Covid-19 sta facendo pensare di più alla casa come luogo di vita e protezione dell’anziano. Come farlo senza un congruo ausilio? Il sistema delle badanti (più di 450.000 regolari) è un’invenzione geniale della famiglia italiana per sostenere i fragili. È un caso d’integrazione riuscita, perché gestita in ambiente domestico. Far mancare ora le badanti agli anziani e ai disabili sarebbe un errore serio e socialmente discriminante. Regolarizzare colf, badanti e babysitter, porrebbe un freno al ritorno al loro paese, soprattutto in questo periodo. Si pensa, che alla riapertura delle frontiere, chiuse per coronavirus, migliaia di badanti torneranno ai loro paesi.
La regolarizzazione di queste lavoratrici darebbe respiro alla famiglia che si trova sotto stress dopo lunghe settimane d’isolamento. Sarebbe un grande aiuto nella fase di ripresa del lavoro e della vita sociale che, per ovvi motivi, sarà più complessa. Sono vitali le babysitter, considerando che le scuole sono chiuse. Come, del resto, le colf, quando le attività lavorative ricominciano. Se fossero possibili assunzioni regolari di lavoratrici di questo tipo, sarebbero tante, rivelatrici di una vera domanda.

La ricostruzione

La crisi del Covid-19 ha rivelato quanto la società italiana si sia impoverita di legami e ausili, e quanto necessiti di una rinnovata sensibilità sociale e umana. Sarebbe un torto non tenerne conto, proprio per non ricominciare a vivere e fare politica come ieri. Un nuovo slancio in uno spirito di «ricostruzione» è oggi possibile se la gente si sente serena, appoggiata nel proprio ambiente domestico. È, peraltro, giusto nei confronti di queste lavoratrici, in buona parte già integrate, anche se irregolari. Discriminarle sulla regolarizzazione rispetto ad altre categorie mostra poca sensibilità agli interessi della famiglia, dei bambini e degli anziani.
In questo periodo di lockdown, gli italiani si sono misurati in modo nuovo con l’ambiente familiare e le esigenze del quotidiano. Umanità e cultura degli italiani sono un poco cambiate. Li coinvolge molto meno lo spauracchio di un messaggio gridato contro l’«invasione» degli stranieri. Quale invasione, quando le frontiere sono chiuse?
Far emergere il sommerso dei lavoratori irregolari risponde a un bisogno di sicurezza anche sanitaria ed è un vantaggio per lo Stato che, regolarizzando 300.000 persone, incasserebbe, tra l’altro, un miliardo e mezzo di euro.

 

Articolo da corrieredellasera.it

di Andrea Riccardi

Lavoro domestico e coronavirus: meno lavoro “a nero” e sempre più contratti

AUMENTANO I CONTRATTI DI LAVORO DOMESTICO

“Codice ateco 97” è uno dei settori che il governo ha incluso tra quelli autorizzati ad operare nonostante l’emergenza coronavirus. Si tratta di colf e badanti, e in questo periodo storico si sta registrando da una parte, un flusso di cessazioni di contratto, dall’altra invece, un aumento dei contratti che in buona parte sono le regolarizzazioni di rapporti di lavoro già esistenti ma “a nero” e sono circa un 12% in più rispetto alla media del periodo. nel primo caso si tratta per la maggior parte di dimissioni, per il 70%, di colf e badanti che, spaventate per la situazione, hanno preferito interrompere l’attività, e per il 30% un licenziamento da parte della famiglia per paura di un contagio da parte del lavoratore, soprattutto colf, che più volte entrava ed usciva di casa.  L’aumento delle regolarizzazioni c’è stato perché quando c’è necessità effettiva di raggiungere il posto di lavoro serve l’autocertificazione e non si può dire che si và a lavorare senza un contratto, con le relative conseguenze penali per chi dichiara il falso; e in un contesto del genere una situazione irregolare potrebbe comunque creare problemi. Le badanti e le colf assunte con normale contratto di lavoro e licenziate, possono ricorrere a ripari economici, mentre chi lavorava a nero si ritrova senza nessun sussidio, almeno per il momento. Nel primo caso potrebbe essere preso in considerazione anche un anticipo del trattamento di fine rapporto come forma di compensazione monetaria per il mancato stipendio. Ma vediamo bene gli aiuto proposti dai sindacati al governo per colf e badanti.

GLI AMMORTIZZATORI

I lavoratori domestici non sono destinatari di Cassa integrazione in deroga ma possono fare affidamento al reddito di ultima istanza: un fondo da 300 milioni le cui modalità di utilizzo sono in fase di definizione, che dovrà essere comunque diviso con altre categorie a partire da quella dei professionisti. Per chi invece lavora dovrebbe scattare il premio mensile da 100 euro destinato alla generalità dei dipendenti che continuano a prestare servizio in sede. Un provvedimento che troverà spazio all’interno del nuovo decreto legge di aprile su cui il governo sta cercando di stringere i tempi. Il calcolo non è semplice, sono 800mila i lavoratori regolari registrati all’Inps i cui datori pagano regolarmente i contributi ma circa 1,2 milioni invece quelli totalmente in nero che per questo potrebbero essere inclusi in quel reddito di emergenza che il governo sta mettendo a punto in queste ore.I datori di lavoro possono invece sfruttare il rinvio dal 10 aprile al 10 giugno del termine per il versamento trimestrale dei contributi.

In attesa della formalizzazione della disponibilità del governo i sindacati che non si sbilanciano. “Ora dobbiamo fare un passo in più, includendo tanta fragilità rimasta ai margini e costruendo certezze per tutti i lavoratori domestici”, spiega il vicesegretario generale Luigi Sbarra.

Spunti dell’articolo da il messaggero.it quifinanza.it

Foto da pixabay

 

 

Colf e badanti: in campo l’opzione Cig in deroga per i regolari

Cassa integrazione per i lavoratori domestici regolari oggi esclusi, reddito d’emergenza agli oltre 1,2 milioni di irregolari.

In vista del decreto d’aprile l’unica certezza, per i lavoratori domestici (tra regolari e non) è che saranno oggetto di misure di sostegno al reddito create ad hoc, anche alla luce dei numeri, finora piuttosto bassi, di richiesta del bonus baby sitting, alternativo al congedo straordinario di 15 giorni, introdotto dal Dl “cura Italia”. Secondo l’ultimo dato diffuso dall’Inps, lo hanno chiesto appena 43.608 nuclei familiari.

Cig in deroga per almeno due mesi ai regolarmente assunti

Lavoro irregolare: 500 euro dal Rem oppure reddito di ultima istanza

Per i lavoratori domestici “irregolari” invece l’ipotesi prevalente è quella di farli rientrare nel campo di applicazione del Reddito d’emergenza (Rem), il nuovo “ammortizzatore” che dovrebbe intercettare nel complesso oltre 3 milioni di lavoratori, incluso il “grigio” e il sommerso, oggi esclusi dalle misure di protezione introdotte dal decreto “cura Italia” per quasi 16 milioni di lavoratori, tra dipendenti e autonomi. Il Rem, secondo i primissimi calcoli dei tecnici, dovrebbe essere finanziato con una dote intorno ai 3 miliardi di euro, per assicurare ai beneficiari 500 euro al mese per due mesi, aprile e maggio. In alternativa si sta ragionando sull’estensione del reddito di ultima istanza. Inoltre, ai lavoratori domestici che hanno lavorato in questo periodo emergenziale, il governo dovrebbe confermare il premio di 100 euro (si stanno studiando le modalità di erogazione della somma).

Qualora non si riuscisse a mettere in campo l’ammortizzatore assimilabile alla cassa integrazione in deroga, tutti i circa 2 milioni di lavoratori domestici sarebbero coperti dal Rem. «Si potrebbe sperimentare un reddito minimo vitale di emergenza come forma di integrazione al reddito per tutti quei lavoratori che stanno sotto una determinata soglia», propone la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi.

La richieste di estendere la Cigd al settore è stata fatta al tavolo in videoconferenza con il ministro Catalfo dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf e le associazioni datoriali Fidaldo e Domina. «A marzo non risulta vi sia stato un incremento di licenziamenti – spiega il segretario generale di Domina, Lorenzo Gasparrini – molti rapporti di lavoro sono stati sospesi, chiediamo che questi lavoratori possano beneficiare dell’ammortizzatore sociale e le famiglie della deducibilità delle retribuzioni, anche per far emergere il sommerso. Vediamo con favore iniziative come quella della regione Sardegna che ha introdotto un bonus una tantum fino a 600 euro per il lavoro domestico. Considerando, inoltre, che il 71% di colf e badanti sono donne immigrate, chiediamo di prorogare i permessi di soggiorno in scadenza».

La conferma dei sussidi e l’incremento del bonus autonomi

Nel decreto atteso dopo Pasqua verranno confermati anche tutti gli attuali sussidi, cassa integrazione d’emergenza e indennità di 600 euro per gli autonomi, che, da aprile, saliranno a 800 euro. Lo stanziamento totale su cui si ragiona è di circa 15 miliardi di euro. Una fetta di queste risorse serviranno anche ad allungare la Naspi di un paio di mesi, a coloro a cui sta scadendo in questo periodo. «Non vogliamo lasciare nessuno senza tutele», spiega Marco Leonardi, consigliere economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Sempre nel decreto aprile dovrebbe confermarsi anche lo stop ai licenziamenti: oggi i licenziamenti collettivi e individuali per motivi economici sono vietati per due mesi, fino cioè a metà maggio. Con il nuovo decreto lo stop proseguirà per tutta la durata dell’emergenza, ma probabilmente solo per i licenziamenti collettivi.

Fonte ilsole24.it

di Giorgio Pogliotti, Claudio Tucci

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Eutanasia Gatto                                                                         € 90,00

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**Prelievo del sangue: il prezzo indicato si riferisce all’intervento effettuato dal veterinario e si riferiscono a “FILARIA ED LEISHMANIA”.

Bonus colf e badanti, novità in arrivo per i lavoratori domestici.

Bonus colf e badanti, anche per loro potrebbe arrivare un’indennità di 600 euro dal Fondo per il reddito di ultima istanza. La misura è al vaglio del MEF e del Ministero del Lavoro.

Bonus colf e badanti, anche per i lavoratori domestici è in arrivo una misura a sostegno del loro reddito?

Il decreto Cura Italia ha istituito il Fondo per il reddito di ultima istanza, con risorse che ammontano a 300 milioni di euro, che serviranno a dare un contributo a quei lavoratori particolarmente danneggiati dalle misure di contenimento del contagio.

Come si può leggere sul sito del Ministero del Lavoro, le risorse di tale Fondo saranno impiegate a favore di lavoratori dipendenti e autonomi che non beneficiano di altre misure (come il bonus per le partite IVA o il reddito di cittadinanza).

È il caso dei professionisti iscritti alle Casse Professionali, dei lavoratori domestici e di quelli occasionali.

Sono moltissime le categorie di lavoratori che a causa dei provvedimenti presi contro il Coronavirus hanno subìto dei danni a livello economico, e con l’istituzione del Fondo di ultima istanza il Governo prova a dare loro una mano.

Ma a quanto ammonta questo bonus per i lavoratori domestici? Secondo quanto presente in una FAQ del Ministero dell’Economia sull’applicazione del decreto Cura Italia, l’importo è pari a 600 euro.

In ogni caso, bisognerà attendere la pubblicazione del decreto attuativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme al Ministero dell’Economia, per sapere con certezza a chi verrà erogato.

Solo una volta che tali decreti attuativi saranno emanati potremo avere maggiori dettagli sul bonus colf e badanti, e come fare domanda.

Bonus colf e badanti, nel Cura Italia novità per i lavoratori domestici

Il decreto Cura Italia è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 marzo, ed è entrato in vigore il giorno stesso.

All’interno del provvedimento tantissime misure, per un totale di 25 miliardi di euro da utilizzare in ammortizzatori sociali.

Per aiutare economicamente le categorie di lavoratori più colpite dalle conseguenze del Coronavirus è stato istituito il Fondo per il reddito di ultima istanza.

Si legge sul sito del Ministero del Lavoro che:

“verrà istituito un Fondo da 300 milioni dedicato a tutti i lavoratori non coperti dalle precedenti misure, come ad esempio quelli iscritti alle Casse Professionali (avvocati, architetti, psicologi, ecc.), i lavoratori domestici e occasionali.”

La misura riguarda lavoratori sia dipendenti che autonomi.

È l’articolo 44 del decreto Cura Italia a istituire il Fondo, e al comma 2 viene specificato che dovrà essere uno o più decreti del Ministero del Lavoro, insieme al Ministero dell’Economia, a stabilire i criteri e le modalità con cui l’indennità verrà attribuita.

Questi decreti attuativi dovranno essere adottati entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto Cura Italia; questo vuol dire che entro il 17 aprile si saprà come richiedere l’indennità.

Per quanto riguarda invece l’importo, è una FAQ del MEF a rispondere:

“Prevede l’assegnazione di 600 euro a testa. Le platee dei destinatari verranno decise a giorni con un provvedimento di prossima emissione.”

Bonus colf e badanti, novità in arrivo per i lavoratori domestici

La novità in arrivo per i collaboratori domestici si inserisce in un insieme di misure previste dal decreto Cura Italia che, ad oggi, almeno finché non verranno emanati i decreti attuativi del MEF e del Ministero del Lavoro, esclude circa un milione e mezzo di lavoratori.

Si tratta in particolare di tutti quei professionisti come giornalisti, avvocati, architetti, farmacisti e tutti gli iscritti alle 20 casse professionali, così come i collaboratori domestici e i riders, che non sono beneficiari dell’indennità di 600 euro riservata alle partite IVA.

Per ora l’unica cosa da fare è attendere che i Ministeri di competenza si attivino al più presto con i decreti attuativi, così da andare incontro alle tante di categorie di lavoratori rimaste escluse dal provvedimento.

È un momento difficile per tutti, ma per alcuni, è inutile nasconderlo, è più difficile che per altri.

Fonte articolo money.it

Alimentazione e coronavirus: pericoli per gli anziani

Mangiare sano non vuol dire fare rinunce, basta stare attenti ad alcune regole di base e se non abbiamo patologie particolari, ogni tanto uno sfizio è concesso. Nello specifico andiamo a vedere una corretta alimentazione per un anziano, soprattutto in questo periodo di coronavirus, che ci costringe a ridurre le attività motorie.

Alimentazione nell’anziano: cosa cambia dopo i 65 anni

Con l’età adulta ed in particolare a partire dai 65 anni iniziano a diventare evidenti i segni dell’invecchiamento sul nostro corpo e diversi fattori incidono sulle abitudini alimentari e, di conseguenza, sullo stato di nutrizione.

La composizione corporea si modifica: poiché si ha una minore efficacia dello stimolo della sete, la quantità di acqua corporea diminuisce, e questo aumenta la tendenza alla disidratazione; si verifica poi una diminuzione della massa magra a causa di una diminuzione dell’uso dell’apparato muscolare e dall’alterazione del metabolismo proteico; aumenta la massa grassa, che tende a ridistribuirsi e ad accumularsi a livello del nel tronco.

La sarcopenia, cioè la riduzione della massa muscolare, è fisiologica ed è progressiva ed è correlata all’aumento del rischio di cadute, all’aumento di disabilità fisica e alla riduzione del metabolismo basale, della densità ossea e della sensibilità all’insulina.

L’assenza di un’adeguata attività fisica e l’apporto eccessivo di energia attraverso il cibo sono i motivi principali per cui proprio nella terza età si ha un tasso di sovrappeso e di obesità particolarmente elevato.

La perdita progressiva del senso del gusto in alcune persone anziane con malattie croniche può ridurre l’appetito; la perdita dei dentidisordini gastrici e intestinali possono portare a problemi digestivi e a carenza di vitamina B12, mentre le patologie renali e l’insufficiente esposizione ai raggi solari possono provocare carenza di vitamina D.

Infine, l’assunzione di alcuni farmaci e l’etilismo cronico interferiscono con l’assorbimento e il metabolismo di nutrienti, provocando malnutrizione. In questi casi quindi, un apporto vitaminico adeguato è necessario per mantenerne i livelli adeguati.

Alimentazione nell’anziano: cosa e quanto mangiare

Sebbene gli anziani sani seguano in genere una dieta soddisfacente, la popolazione anziana è a rischio malnutrizione e, come abbiamo visto, sono molti i fattori che possono peggiorare l’alimentazione e lo stato di nutrizione nella terza età: solitudine, depressione, basso reddito, invalidità, malattie croniche e uso di farmaci, oltre ovviamente alla scarsa educazione alimentare.

In linea di massima la dieta nell’anziano sano non differisce sensibilmente da quella dell’adulto sano: in assenza di malattie, infatti, dal punto di vista qualitativo la dieta resta pressoché invariata, anche se l’apporto calorico dovrebbe essere minore.

In mancanza di una particolare attività fisica, l’apporto di calorie giornaliere dovrebbe diminuire all’aumentare dell’età già a partire dai 60 anni poiché la perdita di massa magra causa una diminuzione del metabolismo basale di circa il 10%. Per metabolismo basale si intende la quantità di calorie bruciate dal nostro a riposo. Quindi con il diminuire della massa muscolare (principale motore brucia calorie) diminuisce il metabolismo basale.

Per quanto riguarda l’apporto di macronutrienti, il fabbisogno nell’anziano di carboidrati, proteine e grassi è uguale a quello dell’adulto, per cui l’apporto energetico dovrebbe derivare per il 45-60% da carboidrati, per il 15% da proteine e per il 30% da grassi.

Attenzione però alla qualità degli alimenti: meglio scegliere carboidrati complessi e a basso indice glicemico, limitare gli zuccheri e assicurarsi un apporto di fibra di almeno 12 grammi al giorno consumando regolarmente carboidrati integrali, legumi, frutta e verdura; per quanto riguarda le proteine, vanno preferite quelle che derivano da fonti nobili come le uova o il pesce, che assicura anche l’apporto di acidi grassi essenziali, oppure consumare i legumi insieme ai cereali per migliorare l’apporto proteico; i grassi saturi vanno sempre evitati e ad essi vanno preferiti l’olio d’oliva e la frutta secca.

Per assicurarsi il giusto apporto di vitamine e minerali occorre poi consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno; il consumo di frutta fresca aumenta anche l’apporto di acqua evitando la disidratazione che, come abbiamo visto, è frequente negli anziani.

La distribuzione dei pasti per gli anziani è la stessa che per gli adulti, quindi consiste in una buona colazione con yogurt e frutta, spuntini a metà mattina e a metà pomeriggio a base di frutta fresca e piccole quantità di frutta secca, pranzo e cena a base di carboidrati e proteine.

Durante il giorno occorre bere acqua o infusi ed evitare succhi di frutta (o almeno quelli con zuccheri aggiunti), anche se non si percepisce lo stimolo alla sete e i pasti vanno preparati in base alle proprie capacità digestive e masticatorie: se si fa fatica a masticare o a digerire, si possono ad esempio preparare passati di verdura e vellutate e preferire cibi morbidi.

Da evitare invece gli zuccheri raffinati, gli alimenti pronti o confezionati, i salumi, le carni rosse e i formaggi stagionati; in generale è bene evitare gli alimenti ricchi di grassi saturi e di saleAnche il consumo di alcol va tenuto sotto controllo, ancora meglio evitato.

Fonte articolo cure-naturali.it

Foto da pixabay.com