COME ASSISTERE E PRENDERSI CURA DEI GENITORI

I nonni in piena salute, soprattutto nella società moderna, sono una grande risorse per i propri figli e per i nipoti: sostituiscono la baby sitter e a volte i genitori in tutto e per tutto, accompagnano i nipoti a scuola o fare sport, aiutano a fare i compiti e, sempre di più, danno il proprio sostegno economico nei momenti in cui ce ne sia bisogno.

Ma con il passare degli anni le cose possono cambiare. I nonni che prima erano di aiuto cominciano ad averne bisogno e molte donne e uomini “di mezza età” si trovano ad affrontare una sfida difficile: da una parte fare da genitori ai propri figli e dall’altra fare da genitori ai propri genitori.

Una condizione – in Italia – che accomuna sempre più persone, che ogni giorno cercano di trovare soluzioni il più possibili “stabili” (e soprattutto un po’ di serenità).

Imparare a prendersi cura di chi prima si prendeva cura di noi: non è uno scherzo e non ci si inventa in questo ruolo; è la sfida che devono affrontare gli uomini e le donne che sono contemporaneamente coinvolti su due difficili “fronti”, come quello di assistere un anziano genitore e di accudire un figlio o più figli che stanno crescendo. Una sfida (molto spesso tutta al femminile) che porta le persone a diventare genitori dei propri genitori, muovendosi come acrobati tra la casa, i figli, il lavoro, i medici e le pratiche burocratiche per l’accesso alle cure.

Come conciliare le esigenze della propria vita (e della propria famiglia) con i bisogni dei genitori che invecchiano e si ammalano sempre di più per poi diventare non autosufficienti?

Come superare il senso di colpa che ci assale quando consideriamo i genitori che invecchiano come un “peso” da portare?

I RUOLI SI INVERTONO

Laura Chiassone nel suo lungometraggio “Tra cinque minuti in scena” ha raccontato cosa succede in quel momento della vita in cui i ruoli si invertono e da figli si diventa “genitori” dei propri genitori. Il film è uscito nel 2013 e racconta la vita dell’attrice Gianna Coletti, figlia combattuta tra lavoro (come attrice di teatro) e cura della madre malata non più autosufficiente. Una storia che rispecchia in maniera verosimile il conflitto che molte donne italiane vivono ogni giorno nel nostro Bel Paese, visto che l’Italia vanta il primo posto come Paese più vecchio del «vecchio» continente. “Sono diventata la madre di mia madre: mia figlia ha 90 anni” dice la Coletti. “Fino a qualche anno fa non ero disperata, ero disperatissima. Non solo perché vedevo il suo decadimento fisico, mentale, ma soprattutto perché lei non accettava nessun aiuto esterno. Voleva che l’aiutassi solo io” racconta l’attrice, sottolineando il fatto che per la madre nessuna badante andava bene.

UNA “NUOVA” FAMIGLIA

Succede anche che la malattia di un genitore anziano subentra proprio in una fase particolare della vita di un figlio, ad esempio nell’età evolutiva o durante l’adolescenza: riuscire a soddisfare i bisogni e dare le stesse attenzioni ad entrambi richiede una nuova “struttura relazionale” all’interno della famiglia. Per la persona anziana non è facile accettare la vecchiaia, soprattutto se nel corso della vita è sempre stato indipendente e d’aiuto per gli altri. Spesso l’anziano evidenzia due tipi di bisogni crescenti: necessità di dipendenza fisica (a seconda delle sue condizioni di salute) e bisogno di conservare un’identità adulta (bisogno di autonomia). Il conflitto tra questi due bisogni segna profondamente il significato delle relazioni tra genitori e figli. I genitori anziani devono elaborare l’idea di dover dipendere dai loro figli e questi a loro volta devono pensare di farsi carico di genitori sempre meno autonomi. Questo nuovo evento mette alla prova tutto il sistema familiare. L’anziano che non è autosufficiente va a vivere con il figlio, quindi bisogna creare uno spazio per il nuovo ospite in famiglia, ridefinendo anche la struttura della casa, dando ad esempio una stanza al genitore malato, sacrificando uno spazio ai figli. Questa nuova ridefinizione può creare disagi alla “nuova famiglia”, bisogna dunque riuscire a mediare con tutti i membri presenti.

LE DIVERSE FASI DELLA VITA

Non sono rari i casi in cui tutto succede nello stesso momento e quindi, ad esempio, una donna scopre di aspettare un bambino e allo stesso tempo scopre la malattia di un genitore, passando quindi da una notizia gioiosa ad una estremamente triste. Quale emozione far prevalere? Come gioire per la vita che sta nascendo dentro di noi senza sentirsi in colpa per quella che sta finendo? Per quanto sembri assurdo e difficile, una volta che si è consapevoli della malattia di un genitore, bisognerebbe condividere i momenti gioiosi il più possibile con loro. Coinvolgerli nelle decisioni da prendere in merito, ad esempio, all’organizzazione di un matrimonio, di una nascita o di una comunione di un nipote potrebbe dare loro l’idea di essere ancora utili. Prendere in considerazione le loro opinioni e i loro consigli sul da farsi è d’aiuto per il genitore che si sente importante pur non potendo ad esempio uscire di casa e per il figlio che sente ancora di poter godere dell’aiuto e dell’attenzione del genitore.

ACCETTARE UN AIUTO ESTERNO

In un primo momento l’idea di farsi aiutare da qualcuno “esterno alla famiglia”, una badante o una colf per esempio, non viene presa nemmeno in considerazione perché vissuta come una sorta di “scarico” delle responsabilità e soprattutto perché si è convinti di farcela da soli. Ma accettare un aiuto non vuol dire abbandonare il proprio genitore, anziun aiuto è una risorsa all’interno della famiglia. Chi non lo accetta è costretto a sacrificare la propria vita, i propri impegni e quelli dei figli, creando così un grande disagio all’interno del nuovo sistema familiare. Potrebbe nascere un accumulo di tensioni che la famiglia non riesce più a sostenere. Ricorrere quindi ad aiuti esterni, come ad esempio una badante in determinate ore del giorno, possono aiutare a non cambiare del tutto la vita quotidiana. Il “senso del dovere” nei confronti del proprio genitore malato non deve prevalere sulla nostra vita perché si rischia di trascurare i figli e il partner creando disagi.

IL NOSTRO CONSIGLIO

In fondo accudire il proprio genitore anziano malato sicuramente rafforza una relazione che lascia più tempo per ritrovarsi, prima di concludersi. Ma questi aspetti positivi possono ampliarsi solo se il carico di cure verso l’anziano che perde autonomia viene condiviso in modo esteso e sostanziale dalla “comunità sociale”, in tutti i suoi aspetti medico, assistenziale, psicologico e sociale. In una “gestione solitaria” di una situazione così complessa, il troppo amore e i troppi sensi di colpa verso chi si ama rischiano diversamente di rimettere in discussione tutti gli equilibri faticosamente costruiti in una vita (e di ammalarsi, come purtroppo succede sempre più spesso).

I NOSTRI SERVIZI A RIGUARDO

Articolo fioreverde.org

Adiura Livorno 17 Novembre 2020

Guarire e prevenire con la “musica”.

Vediamo di capirne un pò di più

Stando ai pareri di diversi studiosi e soprattutto neuroscienziati, terapisti e medici, i benefici della musica sugli anziani sono molti ed una persona che ha a che fare con la musica, cantando, suonando o ballando, ottiene dal proprio corpo un rilascio di dopamina con tutti i vantaggi che ne derivano.

Vantaggi sull’umore, sul sistema cardiocircolatorio, sulla concentrazione, sulla memoria, sullo sviluppo di facoltà intellettive sociali.

Ne beneficiano tutti, ma sui bambini e sugli anziani gli effetti sono sorprendenti.

A pensare che a qualcuno viene da ridere quando sente che una persona oltre i 60 anni voglia iniziare suonare uno strumento. A me è capitato (poche volte per la verità, ma è capitato) di dare lezioni di batteria a persone over 60 ed ogni volta che ne parlavo con gli amici, le reazioni erano tra la presa in giro e la compassione.

Io non la penso così.

Io stimo sinceramente quelle persone, la loro voglia di mettersi in gioco, di affrontare i pregiudizi anche dei familiari e di buttarsi in un’avventura particolare come imparare a suonare la batteria.

Terapia con la musica

Ovviamente nel caso delle lezioni di batteria stiamo parlando di persone autosufficienti, con ottime facoltà motorie, ecc…ma il binomio musica – persone anziane è molto più forte e più importante.

Ho studiato un po’ l’argomento musica – bambini nei mesi scorsi ed ho creato una apposita parte del sito solo per questo, ma ero molto incuriosito anche da quest’altro aspetto così sono voluto andare oltre la questione socio-emotiva e mi sono un po’ documentato sugli effetti e sui benefici che la musica in generale ha sulle persone anziane.

Ho trovato un mondo enorme e molto molto interessante, che voglio riassumere.

BENEFICI DELLA MUSICA SUGLI ANZIANI

La musica è utilizzata in tutto il mondo per curare la depressione, gli sbalzi di umorel’iperattività, i problemi di interazione sociale, di attenzione, il dolorel’appetito e molte altre problematiche.

Ci sono degli studi che hanno messo in correlazione la musica e la riduzione dei farmaci psicoterapici.

Concetta Tomaino (direttrice e co-fondatrice dell’Istitute of Music and Neurologic Function – IMNF) in un’intervista che ho letto tempo fa disse: “Conosco persone che non sanno vestirsi o parlare, ma potrebbero comunque suonare uno strumento

Questo aspetto mi ha colpito. Il linguaggio musicale, la musica in generale e quindi anche il drumming (suonare la batteria) non sono influenzati dalla perdita di memoria.

Lo stesso vale per il ballo. Il ballo è possibile in qualsiasi circostanza, anche se la persone è seduta su una sedia a rotelle tutto il giorno, può comunque battere le mani oppure marciare sul posto a ritmo di musica.

MUSICOTERAPIA

“La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica ed il suono come strumento di comunicazione nonverbale, per intervenire a livello educativoriabilitativo terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.” Wikipedia

In generale possiamo considerare la musicoterapia come un mezzo per raggiungere determinati obiettivi e migliorare la vita attraverso la musica.

Se applicata sugli anziani, la musicoterapia si è dimostrata molto efficace e davvero incidente per una serie numerosa di sintomi, aree di disturbo, bisogni fisici, spirituali, emotivi e psicologici.

ascoltare in silenzio

Gli anziani possono passare dei momenti molto difficili, con attacchi depressivi che sono molto comuni a quest’età. Queste attività aiutano a mantenere una buona salute fisica e mentale.

L’interazione dell’anziano con la musica aiuta e stimola il cervello nelle conoscenze precedenti sia a lungo che a breve termine, soprattutto in pazienti con demenza.

In questi casi c’è un aiuto concreto di orientamento alla realtà, con la musica che riesce a fornire un senso di gioia semplicemente richiamando alla mente momenti vissuti e felici.

L’approccio con la musica quindi ha dei notevolissimi e provati benefici.

Lo sostiene tra gli altri anche uno studio chiamato “Recreational music-making modulates immunological responses and mood states in older adults.” pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica “Journal of Medical and Dental Sciences“.

BENEFICI DELLA MUSICOTERAPIA SUGLI ANZIANI

CONTRASTA LA NOIA.

Non è affatto una banalità e fareste un grave errore a considerare questo aspetto poco importante. Un anziano anche se pensate che sia in una posizione privilegiata stando a casa ed in pensione, spesso può perdersi nel silenzio della sua mente, giorno dopo giorno.

Se poi ci sono dei problemi di salute, ancora peggio. Le persone che hanno problemi di udito potrebbero provare un senso di disconnessione sociale, solitudine e noia.

Anche il semplice ascolto della musica, della loro musica preferita potrebbe aggiungere varietà alle giornate.

Ci sono lettori semplici da usare e cuffie molto comode che potrebbero essere adatti agli anziani.

MOTIVARE IL MOVIMENTO

È provato che anche il solo picchiettare con le dita su una superficie, battere le mani o battere il piede, è sufficiente per liberare lo stress fisico e mentale represso e può calmare le persone anche in caso di pazienti senza molta capacità di movimento.

Se la persona anziana è in grado di alzarsi e ballare poi, i benefici anche di un semplice movimento sono enormi, come abbassare la pressione sanguigna e stimolare vari organi del corpo.

Non c’è bisogno di fare movimenti bruschi o troppo azzardati ovviamente, ma qualunque sia il livello di attività fisica che un anziano può raggiungere, può essere abbinato ad un motivo musicale.

Ci sono molti centri per anziani che propongono periodicamente balli come il valzer lento o il jitterbug.

Non è solo un modo per ricordare i vecchi tempi, ma anche una fondamentale attività fisica.

RIPORTANO ALLA MENTE RICORDI POSITIVI

Non è solamente questione di nostalgia, la musica parla alle nostre emozioni, di tutti che siano essi giovani e meno giovani e gli anziani conoscono bene il linguaggio emotivo della musica, soprattutto quella dei loro tempi.

Non fate battute quindi se quando tornate a casa sentite che i vostri genitori/nonni stanno ascoltando qualche cantante anni ’50/60 o stanno guardando qualche canale dove trasmettono canzoni di liscio.

Il semplice ascolto delle canzoni, facendo scegliere a loro i brani che preferiscono, aiuta a riportare alla mente momenti passati, giorni felici migliora di gran lunga l’umore.

CALMARE I NERVI

suona la batteria

Sappiamo tutti che una ninnananna riesce a calmare un bambino piccolo. Beh, una canzone può calmare un anziano nervoso, anche con problemi di salute e psicologici.

Determinati tipi di musica generano un senso di benessere. Un sistema nervoso fragile richiede una sensibilità particolare al fine di evitare un sovraccarico, e la musicoterapia può davvero dare una buona mano in questo.

PROMUOVERE LE INTERAZIONI SOCIALI

Se le attività vengono svolte in gruppo, le interazioni sociali possono aumentare, condividendo gusti, canzoni, ricordi ed aneddoti.

Anche nei pazienti con demenza, la semplice vicinanza di altre persone può portare al miglioramento dell’umore ed alla stimolazione alle interazioni sociali.

Ora che abbiamo visto quali sono i vantaggi della musicoterapia sugli anziani, proviamo a capire come ottenere questi vantaggi e quali sono le attività che vengono svolte per provare ad ottenere questi risultati.

ESEMPI DI MUSICOTERAPIA

SCELTA DELLA CANZONE

Tra i benefici della musica sugli anziani c’è anche questo.

Si fa scegliere alla persona la canzone o l’artista che preferisce o che vuole ascoltare.

Se ci riesce ed è nelle condizioni di poterlo fare, è un buon modo di farlo interagire e di metterlo in contatto con una melodia, delle atmosfere che gli ricordano degli anni felici, delle belle gioie e persone care.

INDOVINA LA CANZONE

Questa è un’attività molto popolare tra i musicoterapisti, si scelgono delle canzoni e si fanno ascoltare dei brevi spezzoni. Lo scopo è stimolare la ricerca di ricordi nel passato, mescolando avvenimenti e facendo emergere vecchi avvenimenti.

CANTARE LE CANZONI

Se cercarle ed indovinarne i titoli sono attività molto utili, anche cantarle lo è. Anche piccoli spezzoni o aiutati da un supporto visivo tipo karaoke è un esercizio molto importante da fare per stimolare la memoria e “forzare” cervello a mettere insieme dei vecchi ricordi.

Se è nelle capacità dell’anziano, anche un semplice ballo può essere molto importante. Immaginate la gioia di ricordare dei vecchi passi di valzer fatti con una persona cara.

MUSICA CLASSICA

Anche se non sono stati degli esperti del genere o forse neanche mai ascoltatori, diffondere musica classica negli ambienti di inattività, come ad esempio prima di andare a letto, si è dimostrato avere effetti rilassanti e calmanti, creando un ambiente ideale prima di andare a letto.

BENEFICI DELLA MUSICA SUI MALATI DI ALZHEIMER

Abbiamo visto come i benefici della musica sugli anziani sono molti e provati, ma tutto questo può essere un enorme beneficio anche per persone anziane malate di Alzheimer.

La musica è un linguaggio internazionale che tutti capiscono, risveglia sentimenti sopiti ed ha una potenza talmente grande che ha effetti tangibili quando associata a persone con Alzheimer.

C’è una enorme bibliografia su internet, sorprendente ed insieme struggente di storie di persone che non parlano più, che non riconoscono più i loro cari e che hanno frequenti episodi di ira e depressione, ma che quando ascoltano una determinata canzone tornano per quei 3-4 min. ad essere persone normali, con gli occhi che brillano e la mente lucida.

La memoria in queste persone è definitivamente danneggiata, si chiama degenerazione cerebrale e le loro connessioni neurali, i loro neuro trasmettitori sono irrimediabilmente distrutti.

La cosa peggiore per molti è l’iniziale consapevolezza della malattia, decenni di esperienze, una vita intera di emozioni ancora presenti nel cervello ma non più accessibili.

E se la musica può essere uno strumento, una speranza di ritrovare i vecchi ricordi anche solo per dei brevi momenti, perché non tentare, perché non impegnarsi affinché chi ha vissuto la propria vita, riesca a goderne fino in fondo.

Articolo imparalabatteria.com

Adiura Livorno 29 Ottobre 2020