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Conservanti. Facciamo chiarezza.

I conservanti sono dei veleni a tutti gli effetti, allora perché vengono inseriti nei cosmetici? La loro funzione è quella di uccidere gli agenti patogeni (virus e batteri) che normalmente ci sono nella pelle e nell’aria: candida, aspergillus, botulino, ecc…

Uccidendo questi agenti contaminanti, il prodotto può conservarsi integro per diverso tempo, altrimenti di degraderebbe in pochi giorni formando muffe e altre colonizzazioni batteriche. Forse non sai che prima di mettere in commercio un cosmetico, questo deve superare un test (Challenge Test) eseguito in un laboratorio universitario certificato che determina la durata del prodotto (che viene poi indicata in etichetta con il simbolo del vasetto ed il numero di mesi). Il test prevede l’inoculazione nel prodotto di agenti patogeni (batteri, muffe, virus,…) in quantità 10000 volte superiore a quella presente mediamente in aria: il prodotto sotto test deve essere in grado di uccidere il 99,9% degli agenti patogeni entro 21 giorni. Se ci riesce possiamo affermare che la sua durata è oltre i 30 mesi (e non è obbligatorio indicare la data di scadenza in etichetta). Se ci mette quattro settimane, la sua durata sarà di 24 mesi, e così via fino ad arrivare a prodotti che si contaminano molto facilmente e quindi vengono venduti in confezioni monodose da conservare in frigo. Conservare una crema in frigorifero è impossibile in quanto essendo un emulsione di acqua e olio, a basse temperature tenderà a separarsi, è quindi inevitabile aggiungere conservanti alla crema stessa. Il punto è quali conservanti inserire.

Vediamo meglio perché un prodotto si contamina e ammuffisce. In qualsiasi prodotto, anche non cosmetico, l’ingrediente che porta alla degradazione è l’acqua. Quindi la nostra “strategia” di conservazione deve concentrarsi su questo elemento. Uno studio giapponese ha dimostrato che sottoponendo l’acqua ad una specie di centrifuga per un determinato tempo e ad un determinato numero di giri, questa resiste 40 volte di più alla contaminazione (processo di dinamizzazione dell’acqua). Questo risultato è spiegabile se si pensa che durante la centrifuga viene inglobato ossigeno nell’acqua e l’ossigeno è un ottimo disinfettante (pensa all’acqua ossigenata per le ferite!). Nei laboratori Fisioderma l’acqua viene dinamizzata con una turbina per 3 minuti a 3000 giri.

C’è poi da considerare un altro aspetto. Pensa ora ad una spugna bagnata esposta all’aria: quale sarà la parte di acqua che si contamina per prima, quella esterna o quella interna? Ovviamente quella esterna perché è più esposta all’aria, mentre quella interna è in qualche modo più protetta e più difficilmente raggiungibile dagli agenti patogeni. Quindi un’altra tecnica per evitare il più possibile la contaminazione è quella di “racchiudere” le molecole di acqua in agglomerati in modo che tutte le molecole che stanno all’interno siamo meno esposte alla contaminazione. Questo processo si chiama “gelificazione dell’acqua” ed è un altro accorgimento che noi usiamo per evitare la contaminazione senza mettere conservanti. Per gelificare l’acqua utilizziamo l’Acido poliacrilico che è molto simile all’Acido Ialuronico, è un componente molto costoso che normalmente si usa nel settore farmaceutico. Quindi, usando l’acido poliacrilico come reticolante si creano delle “palline” di acqua attaccate tra loro e compresse così che non rimanga spazio tra di esse e diventa in sistema inattaccabile. Applicato poi sulla pelle diviene un film termoisolante e idratante che non irrita. Per queste sue proprietà l’acido poliacrilico viene utilizzato nelle lavande vaginali, nei prodotti contro le afte della bocca, nei prodotti per gengive sensibili anche perché può essere ingerito senza alcuna conseguenza.

Ovviamente la contaminazione va evitata anche in fase di produzione del cosmetico. I laboratori Fisioderma sono certificati ISO e la normativa impone uno standard farmaceutico per cui gli ambienti dove vengono realizzati i nostri prodotti contengono al massimo 10 unità contaminanti per metro cubo, contro le 1000 unità per metro cubo che normalmente sono previste nei laboratori a standard cosmetici. I nostri operatori lavorano muniti di scafandrini e mascherine anticontaminanti, gli ambienti vengono sanitizzati a intervalli di tempo ben precisi e se capita che qualcuno starnutisce nel laboratorio si blocca immediatamente il processo produttivo e si innesca una procedura di sanitizzazione allucinante! Ecco perché se un nostro operatore ha il raffreddore non lavorerà in laboratorio ma si dedicherà al confezionamento o alla spedizione dei prodotti!

Quindi, ricapitolando, riusciamo ad utilizzare una quantità minima di conservanti perché:

  • Dinamizziamo l’acqua aumentandone l’immunità alla contaminazione in fase di produzione;
  • Usiamo l’Acido Poliacrilico per gelificare l’acqua rendendola meno attaccabile dagli agenti patogeni;
  • Realizziamo i prodotti in ambienti con un livello di pulizia 100 volte superiore a quello previsto per la produzione di cosmetici.

L’unico attacco batterico dal quale dobbiamo difenderci è quello derivante dall’eventuale contatto del prodotto con il dito dell’operatore ed è questo il motivo per cui tutti i prodotti sono in tubetto tranne OIL5 (che essendo una miscela di oli non è soggetta a contaminazione perché non contiene acqua) e PP1 che è in vasetto perché essendo una pomata non contiene acqua (non è un emulsione come la crema). Il tutto dunque si riduce a difendersi dai batteri che penetrano nel prodotto solo attraverso il risucchio dalla bocca del tubetto di quella minima parte di prodotto che entra in contatto con il dito dell’operatore. Grazie a tutti questi accorgimenti possiamo usare minime quantità di conservanti alimentari non pericolosi ed in quantità 50/60 volte inferiore rispetto ai normali cosmetici.

Adiura Livorno, 7 Dicenbre 2021