Allenare il cervello per rimanere sempre giovani

BRAIN FITNESS, COSA SIGNIFICA?

Riscoprire la passione per la musica, il desiderio di approfondire lo studio delle scienze o della storia. Lasciarsi ammaliare dalla bellezza di un’opera d’arte o dalla riscoperta di ciò che si pensava di aver totalmente dimenticato.

A CHE ETÀ? AIUTA CONTRO L’INVECCHIAMENTO?

Anche per gli anziani c’è la possibilità di tornare sui banchi di scuola. Le università per la terza età sono molto diffuse in Italia e trovarle è molto semplice, basta cliccare su un motore di ricerca il nome del luogo in cui si abita e la dicitura “Università della terza età o del tempo libero”.

Parteciparvi costituisce un’esperienza importante da più punti di vista. Innanzitutto, utilizzare il cervello per apprendere nuove nozioni o approfondire quelle già acquisite aiuta a mantenere le abilità cognitive acquisite.

Il cosiddetto Brain Fitness che stimola la  funzionalità delle cellule neuronali e i circuiti cognitivi, ritardando la eventuale insorgenza di patologie dell’anziano come la demenza senile o la malattia di Alzheimer.

QUALE IL SEGRETO PERCHÉ FUNZIONI BENE?

E’ importante che la materia scelta appassioni: qualunque stimolo al ragionamento è utile, non ci sono argomenti o materie che funzionano meglio di altre. La regola è ciò che interessa.

La molla del piacere è fondamentale perché di per sé facilita la comprensione e funge da stimolo

L’UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ FUNZIONA?

La frequenza alla Università della Terza età permette all’anziano di socializzare, di estendere la propria rete di conoscenze e amicizie.

Spesso, con il passare degli anni ci si trova soli: i figli sono occupati con la propria nuova famiglia e il lavoro, tra gli amici coetanei alcuni sono magari deceduti o malati; altri sono, a loro volta, occupati nella gestione dei nipoti. E la mancanza di relazioni sociali può essere veramente deleteria per l’anziano che, trovandosi solo sarà, più portato, per esempio, alla depressione.

Frequentare un corso all’università della terza età può prevenire l’isolamento e “costringere” l’anziano autosufficiente a muoversi, a uscire di casa. È questo un altro fattore importante e di grande aiuto per chi non è più giovanissimo. Uscire, camminare è salubre da tutti i punti di vista. Fa bene al fisico e all’umore.

E PER CHI NON RIESCE AD USCIRE DI CASA?

Chi, invece, ha qualche difficoltà ad uscire di casa può stimolare la mente coltivando le proprie passioni di un tempo o cimentandosi in nuovi interessi. Dalla lettura all’attività enigmistica e, perché no, anche all’utilizzo del computer. Un corso di informatizzazione di base da seguire anche a domicilio potrebbe essere stimolante, utile e, al tempo stesso, divertente per chi non è più giovanissimo. Potrebbe essere, ad esempio, un modo per comunicare con i nipoti lontani…”

LA RICERCA LO CONFERMA: IL COMPUTER AIUTA LA MEMORIA 

Che l’informatica possa costituire un ottimo esercizio di brain fitness lo conferma anche un recente studio dell’Università della California pubblicato sull’American Journal of Geriatric Psychiatry. 

Le ricerche in geriatria hanno dimostrato che chi usa regolarmente un proprio pc riporta significativi miglioramenti della memoria e anche delle competenze linguistiche. L’indagine è stata condotta su un gruppo di sessantanove partecipanti non affetti da demenza con un’età media di ottantadue anni. Partecipanti che sono stati invitati ad allenare la mente con gli oltre quattrocento esercizi di memoria a breve e lungo termine, lingua, elaborazione visuo-spaziale, ragionamento, problem solving e capacità di calcolo del programma. Delle 69 persone coinvolte, le 52 sottoposte ad un periodo di sei mesi con almeno quaranta sessioni di venti minuti trascorse a giocare con il software hanno mostrato notevoli miglioramenti sia nelle funzionalità della memoria sia nelle abilità linguistiche.

Questa ricerca è solo una delle tante che mette in rilievo il successo dell’utilizzo della tecnologia informatica per preservare e migliorare le prestazioni cognitive.

La Comunità Scientifica Internazionale ha ormai avallato l’efficacia del training cognitivo computerizzato per l’incremento delle capacità cognitive utili come prevenzione anti-ageing e indispensabili nelle svariate situazioni in cui si presentano alterazioni intellettivecome il morbo di Alzheimer, le demenze senili di diversa natura e i deficit cognitivi di bambini e adolescenti che soffrono di svariate patologie.

Il concetto di “esercizio mentale” si basa sul presupposto che, attraverso una serie di esercizi ripetuti, si possano migliorare le proprie prestazioni mentali, analogamente a quanto avviene per il sistema motorio grazie alla pratica sportiva.

Fonte auxologico.it

Più si invecchia e più si è felici

Sapete perchè col passare del tempo si è più felici? Perché fare tesoro delle proprie esperienze aiuta a vivere più serenamente.

Alcune ricerche in ambito psicologico stanno studiando il rapporto tra età e felicità. E, contrariamente a quanto si possa pensare, sembrerebbe che nella terza età ci sia una maggior percentuale di benessere presente nell’esistenza. Perchè?

Quando si è più felici nella vita? Lewis Wolpert, dell’Università di Londra nel suo libro You’re looking very well sostiene che a 80 anni si è in media più felici che a 20. Il picco di infelicità sarebbe intorno ai 35, quando cadiamo preda dello stress per mutui, incombenze domestiche, figli piccoli.

Il seguito? Tutto in discesa. A patto che si lavori su una visione positiva della vita, come spiegato da Isaacowitz in uno studio pubblicato su Perspectives on Psychological Science: «Gli anziani sembrano più felici in media, ma stiamo ancora cercando di capire come questo possa succedere e perché. E soprattutto vogliamo indagare cosa, nella loro biologia e neurofisiologia, aumenti le sensazioni positive».

Certamente nell’ultimo secolo si è fortemente modificata l’aspettativa di vita, ma esistono altre ragioni, intimamente connesse al nostro modo di vivere.

Sfrutti la tua esperienza per stare meglio

Tu sai come sfruttare l’esperienza dell’età per stare meglio con te stessa? Un team di psicologi appartenenti alla Stony Brook University di New York ha rivolto questa domanda a 340mila persone di età compresa tra i 18 anni e gli 85 anni.

Il professor Arthur A. Stone, che ha guidato l’esperimento, spiega: «Emozioni negative e positive variano in base all’età: la felicità arriva a 50 anni». Più si invecchia, più si è felici quindi?

Acquisisci consapevolezza delle tue emozioni

Al riguardo la ricercatrice Susan Charles Turk spiega: «Fatta eccezione per persone con malattie legate alla demenza, non solo la salute mentale in genere migliora con l’aumentare dell’età, ma gli adulti più anziani possiedono un maggior controllo emotivo rispetto ai giovani».

Il motivo? Secondo la studiosa, invecchiare va in direzione di una maggior consapevolezza del tempo e del senso della vita: più passano gli anni, più desideriamo vivere al meglio e siamo meno inclini a scendere a compromessi sul nostro benessere.

Conquisti del tempo per te stessa

Inoltre, troppo spesso preoccupazione e stress affliggono la nostra vita. Tuttavia, col trascorrere degli anni aumenta la consapevolezza dei valori importanti, cresce la capacità di perdonare e superare timidezza e paure che da adolescenti sembrano insormontabili.

Secondo i ricercatori la quiete ricca di stimoli di una famiglia, insieme all’amore e la presenza di una vita piena di amici, attività, progetti, contribuisce a rendere più ottimista la nostra visione. Inoltre, quando i figli crescono possiamo ricominciare a pensare a noi stesse e trovare tempo per ciò che amiamo fare.

Tu riesci a ritagliare tempo per te stessa? Impara a farlo e smetti di rimandare: la vita è adesso.

Mediti sugli errori che hai commesso, e ci fai pace

L’attenzione verso le piccole cose sembra essere la principale conquista degli anni che avanzano: una chiacchiera con l’amica di sempre, i momenti di quiete da trascorrere con il partner e le piccole abitudini di una routine che sa nutrire il quotidiano: una lezione di autenticità e verità da imparare attraverso l’avventura dell’esistenza.

Gli ostacoli? Se vissute in un certo modo le crisi possono diventare un’opportunità. Perché una vita non si misura dagli obiettivi raggiunti, bensì dalla capacità di diventare più saggi grazie al riconoscimento dei nostri errori e dalla capacità di farci pace.

Prendi la vita alla leggera

La tristezza sembra essere presente in tutte le fasi della vita, senza differenze significative tra ventenni e sessantenni: se esistono momenti dell’esistenza duri da superare, è altrettanto vero che prendere la vita un po’ più alla leggera, aiuta a trasformare le difficoltà in occasioni per rinascere.

A volte si incontrano persone che, grazie all’esperienza di vita, sono diventate più sagge, pazienti, consapevoli della propria bellezza e di quali siano i valori davvero importanti. Altre volte ci si incattivisce, non solo a causa dei piccoli guai dell’esistere o degli eventi negativi, ma per come sono stati affrontati e vissuti.

Non possiamo scegliere come andrà la nostra vita, ma ogni giorno possiamo decidere come reagire agli eventi.

 

Articolo di Donnamoderna.com

Foto da pixabay.com

Regolarizzazione colf, badanti e braccianti: come funziona la sanatoria Inps

Domande di regolarizzazione di colf, badanti e braccianti. Requisiti, modalità e scadenza: tutte le istruzioni nella circolare Inps 68/2020.

Per colfbadanti e braccianti è iniziata la campagna di regolarizzazione. La sanatoria potrà essere presentata all’Inps solo per i cittadini italiani o comunitari. A stabilirlo è il decreto Rilancio precisando che per i cittadini extracomunitari il percorso è diverso e le domande dovranno essere presentate direttamente all’Ufficio Immigrazione presso le Questure. L’Inps si occuperà solo dei residenti in Italia e dei paesi Ue.

Modalità di regolarizzazione

A precisarlo è l’Inps in una recente circolare, la numero 68 del 31 maggio 2020, che fornisce le istruzioni per presentare domanda di condono delle posizioni lavorative da regolarizzare facendo emergere il lavoro in nero. La domanda – spiega la circolare – dovrà essere presentata esclusivamente in maniera telematica entro il 15 luglio 2020. Le modalità di regolarizzazione riguardano i soli datori di lavoro italiani ovvero cittadini italiani o di Stati membri della Ue in possesso di permesso di soggiorno e che devono regolarizzare un rapporto di lavoro dipendente irregolare che sia stato instaurato prima del 19 maggio, data di entrata in vigore del decreto Rilancio, e risultino ancora in essere alla data di presentazione della domanda di emersione.

I datori di lavoro interessati

Possono essere presentate domande di regolarizzazione per le attività specificate dal decreto e cioè per il settore dell’agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse;  assistenza alla persona per se stessi o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o disabilità che ne limitino l’autosufficienza;  lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare. In relazione alle attività di assistenza alla persona o di sostegno al bisogno familiare, si precisa che sono equiparati ai datori di lavoro domestico persona fisica anche alcune particolari persone giuridiche, ovvero le convivenze di comunità religiose (conventi, seminari) e le convivenze militari (caserme, comandi, stazioni), che hanno lavoratori addetti al servizio diretto e personale dei conviventi, nonché le comunità senza fini di lucro (orfanotrofi e i ricoveri per anziani il cui fine è prevalentemente assistenziale), qualunque sia il numero dei componenti.

Requisiti di reddito

Il decreto Rilancio ha stabilito che l’ammissione alla procedura di emersione è condizionata all’attestazione del possesso, da parte del datore di lavoro, ente o società, di un reddito imponibile o di un fatturato risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi o dal bilancio di esercizio precedente non inferiore a 30.000 euro annui. Per quanto concerne i datori di lavoro domestico o badanti, il reddito imponibile del datore di lavoro non può essere inferiore:  a 20.000 euro annui, in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto percettore di reddito; a 27.000 euro annui, in caso di nucleo familiare inteso come famiglia anagrafica composta da più soggetti conviventi.

Costi e adempimenti

Con la dichiarazione di emersione il datore di lavoro si impegna a versare un contributo di 500 euro per ciascun lavoratore. Oltre a ciò bisognerà versare una somma forfettaria che verrà fissata per decreto per le somme spettanti a titolo retributivo, contributivo e fiscale, insieme a una marca da bollo da 16 euro. La domanda per la sanatoria dovrà contenere una dichiarazione, pena annullabilità, dei requisiti di cui sopra e la dichiarazione di aver versato le somme indicate. Con l’accettazione della regolarizzazione da parte dell’Inps – si legge nella circolare – vengono sospesi anche i procedimenti amministrativi e penali pendenti o futuri a carico dei datori di lavoro “per l’impiego di lavoratori per i quali è stata presentata la dichiarazione di emersione, anche se di carattere finanziario, fiscale, previdenziale o assistenziale”.

Chi può essere regolarizzato

Secondo le stime del Viminale, si tratterà di circa 300.000 lavoratori già presenti in Italia da prima della pandemia, ma potrebbero essere anche di più. Non tutta la platea di colf e badanti, però, attualmente in Italia con contratti irregolari o permessi scaduti, potrà beneficiare della sanatoria. Il decreto ha fissato alcuni importanti requisiti da possedere per fare domanda e ottenere così la regolarizzazione. Sarà importante riuscire a dimostrare che si stava già in Italia prima dell’8 marzo scorso, cioè prima del lockdown. Allo scopo il cittadino extracomunitario dovrà essere stato registrato agli uffici Immigrazione presso le questure, sia attraverso l’acquisizione di rilievi foto e dattiloscopici, sia con la dichiarazione di ingresso in Italia ai sensi della legge 28 maggio 2007, n. 68 alle autorità di frontiera. Non solo, la norma prevede anche che non bisogna aver lasciato l’Italia dopo l’8 marzo 2020 e che non sia giunto provvedimento di espulsione o siano incorso indagini penali per reati di particolare gravità.

Limiti di reddito

Il datore di lavoro dovrà dimostrare di possedere un reddito annuo non inferiore a 30.000 euro e  pagare una sanzione di 400 euro più un forfait per i contributi pregressi (ancora da definire) nel caso voglia regolarizzare una posizione finora in nero. Il lavoratore otterrà quindi un regolare contratto di lavoro e relativo permesso di soggiorno. Tale soglia di reddito annuo scende a 20 mila euro annui in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto, ovvero non inferiore a 27mila euro annui in caso di nucleo familiare inteso come famiglia anagrafica composta da più soggetti conviventi. Stessa procedura potrà essere seguita dal lavoratore che potrebbe non avere un datore di lavoro disponibile o averne più di uno. In questo caso il migrante presenterà la domanda da solo presso la Questura chiedendo un permesso di lavoro temporaneo della durata di 6 mesi finalizzato alla ricerca di un lavoro. Se poi riuscirà a trovarlo, il documento originariamente rilasciato verrà trasformato in permesso di lavoro subordinato.

Fonte articolo investireoggi.it