Lavoro domestico e coronavirus: meno lavoro “a nero” e sempre più contratti

AUMENTANO I CONTRATTI DI LAVORO DOMESTICO

“Codice ateco 97” è uno dei settori che il governo ha incluso tra quelli autorizzati ad operare nonostante l’emergenza coronavirus. Si tratta di colf e badanti, e in questo periodo storico si sta registrando da una parte, un flusso di cessazioni di contratto, dall’altra invece, un aumento dei contratti che in buona parte sono le regolarizzazioni di rapporti di lavoro già esistenti ma “a nero” e sono circa un 12% in più rispetto alla media del periodo. nel primo caso si tratta per la maggior parte di dimissioni, per il 70%, di colf e badanti che, spaventate per la situazione, hanno preferito interrompere l’attività, e per il 30% un licenziamento da parte della famiglia per paura di un contagio da parte del lavoratore, soprattutto colf, che più volte entrava ed usciva di casa.  L’aumento delle regolarizzazioni c’è stato perché quando c’è necessità effettiva di raggiungere il posto di lavoro serve l’autocertificazione e non si può dire che si và a lavorare senza un contratto, con le relative conseguenze penali per chi dichiara il falso; e in un contesto del genere una situazione irregolare potrebbe comunque creare problemi. Le badanti e le colf assunte con normale contratto di lavoro e licenziate, possono ricorrere a ripari economici, mentre chi lavorava a nero si ritrova senza nessun sussidio, almeno per il momento. Nel primo caso potrebbe essere preso in considerazione anche un anticipo del trattamento di fine rapporto come forma di compensazione monetaria per il mancato stipendio. Ma vediamo bene gli aiuto proposti dai sindacati al governo per colf e badanti.

GLI AMMORTIZZATORI

I lavoratori domestici non sono destinatari di Cassa integrazione in deroga ma possono fare affidamento al reddito di ultima istanza: un fondo da 300 milioni le cui modalità di utilizzo sono in fase di definizione, che dovrà essere comunque diviso con altre categorie a partire da quella dei professionisti. Per chi invece lavora dovrebbe scattare il premio mensile da 100 euro destinato alla generalità dei dipendenti che continuano a prestare servizio in sede. Un provvedimento che troverà spazio all’interno del nuovo decreto legge di aprile su cui il governo sta cercando di stringere i tempi. Il calcolo non è semplice, sono 800mila i lavoratori regolari registrati all’Inps i cui datori pagano regolarmente i contributi ma circa 1,2 milioni invece quelli totalmente in nero che per questo potrebbero essere inclusi in quel reddito di emergenza che il governo sta mettendo a punto in queste ore.I datori di lavoro possono invece sfruttare il rinvio dal 10 aprile al 10 giugno del termine per il versamento trimestrale dei contributi.

In attesa della formalizzazione della disponibilità del governo i sindacati che non si sbilanciano. “Ora dobbiamo fare un passo in più, includendo tanta fragilità rimasta ai margini e costruendo certezze per tutti i lavoratori domestici”, spiega il vicesegretario generale Luigi Sbarra.

Spunti dell’articolo da il messaggero.it quifinanza.it

Foto da pixabay

 

 

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