Salute e Benessere ha come obiettivo la ricerca e la pubblicazione di tutte le novità, finalizzate a migliorare il benessere e la salute dell’individuo.

Siamo sempre alla ricerca del benessere attraverso lo sport, l’alimentazione e le buone abitudine, evitando fonti di stress dannose per la nostra salute.

Non sempre però, riusciamo a mettere in pratica le conoscenze acquisite e le cause sono tante. Insieme scopriremo come mantenere una routine di benessere che ci porterà ad un miglioramento della qualità di vita.

Gli articoli che saranno pubblicati avranno lo scopo di dare dei validi consigli che nel complesso andranno a migliorare le abitudini quotidiane e farti riscoprire il benessere. Bastano piccole azioni ma ripetute con costanza, per fare la differenza nel tempo.

Lo stress e le sue malattie. Metodi per il controllo.

Cos’è lo stress e a cosa serve

Lo stress è una reazione del nostro organismo creata a livello chimico, con lo scopo di indurre una reazione fisica. Il nostro corpo, quando se ne verificano le circostanze, riceve scariche di adrenalina che fanno accelerare i battiti del cuore, aumentare la pressione sanguigna e la respirazione in modo da poter rispondere con più energia e tempestività alla difficoltà in atto.

Questo meccanismo primordiale, diventa problematico se protratto nel tempo. In realtà è molto utile per difendersi o per innalzare le proprie prestazioni in determinanti momenti, ma se diventa stress cronico, ovvero che diviene una presenza costante giorno dopo giorno, è una condizione anomala che, se trascurata, provoca problemi di salute, infiammazioni e malattie più gravi. Più avanti vedremo come riconoscere i sintomi dello stress e i metodi per il controllo.

Stress e metodi per il controllo

Stress cronico. Le malattie e i problemi associati allo stress

Lo stress cronico nel medio-lungo periodo, abbassa in maniera notevole la qualità della vita. Oltre che una destabilizzazione emotiva, con sbalzi d’umore e ansia, provoca molte alterazioni a livello fisico nonché manifestazioni psico-somatiche.

Vediamo le principali malattie da stress cronico

Dermatite da stress (o eczema da contatto)

Sono tipicamente caratterizzate da macchie rosse, pelle secca e prurito, che sfociano a volte in fastidiose sensazioni di bruciore. Il sovraffaticamento emotivo e psicofisica abbassa le difese della pelle, che si indebolisce e a volte diventa ipersensibile anche a cosmetici e detergenti.

Pitiriasi rosea di Gibert

Si tratta di una manifestazione che colpisce in gran parte i giovani a partire dai 10 anni e le donne. Guaribile nel giro di due settimane, si presenta molto spesso a seguito di condizioni di stress emotivo e può persino associarsi a sintomi simil-influenzali.

Orticaria da stress e prurito

È la cosiddetta ansia a fior di pelle, una vera e propria reazione “allergica” allo stato di stress che si subisce.

Brufoli e acne

La produzione di adrenalina e cortisolo aumenta in condizioni di stress. Questa alterazione dei livelli ormonali nel sangue induce un incremento della quantità di sebo prodotta e l’insorgere di brufoli sulla pelle. Per fortuna per questo problema guarire adesso è facile grazie alla fotobiomodulazione.

Mal di stomaco e mal di pancia

Si tratta a tutti gli effetti del nostro secondo cervello, in quanto ricco di terminazioni nervose assorbe il carico stressante della vita quotidiana.

Ulcera

Stomaco e intestino sono i primi a subire gli effetti negativi dello stress. Ulcera e gastrite sono fastidiose e quasi dolorose e a volte possono interessare anche la zona dello sterno.

Colite

La colite interessa proprio un tratto dell’intestino. Sia in caso di colon irritabile che ulcera, l’alimentazione corretta è indispensabile per non aggravare le condizioni.

Alopecia da stress e perdita di capelli

In questo caso la caduta o il diradamento dei capelli può interessare sia uomini che donne. Il cuoio capelluto presenta recettori che rilasciano ormoni di difesa dallo stress.

Nevralgia facciale da stress

Interessa la zona del volto e si tratta di un dolore che può diventare anche intenso. È possibile che il nervo si infiamma a causa dell’eccessivo carico di stress emotivo.

Orzaiolo

Le cause dell’orzaiolo sono diverse ma sembra che anche lo stress contribuisca alla comparsa dei tipici foruncoli sulla palpebra così fastidiosi. Anche in questo caso, è sempre il rilascio di fattori immunosoppressori come il cortisolo a rendere fertile il terreno per l’insorgere delle infezioni.

Attacchi epilettici

Alcune crisi di epilessia possono insorgere a causa di situazioni di stress e forti reazioni emotive. L’epilessia non si manifesta solo con crisi compulsive. Le cause sono scariche elettriche anomale che partono dal sistema nervoso e l’attacco epilettico da stress si manifesta anche con sensazione di pugno nello stomaco, palpitazione, iperventilazione o difficoltà a respirare notturne.

Vertigini

Un capogiro da stress può portare anche allo svenimento e le vertigini danno l’impressione che si stia per cadere. Possono verificarsi anche visione confusa e disorientamento.

Perdita di peso

Sembrerebbe un controsenso ma si sono motivi scientifici. In realtà il fatto di mangiare di fretta e privilegiare “cibo spazzatura” tende a far accumulare centimetri di troppo sulla pancetta. Ma non sono pochi coloro che, in periodo di forte stress, perdono peso in maniera involontaria, sotto effetto della noradrenalina che, se presente in eccesso, induce l’organismo a bruciare più grassi.

Ridimensionare lo stress in modo costruttivo

Lo stress si può combattere puntando a controllarlo e non ad eliminarlo, perché sarebbe impossibile per le vite che facciamo. Ci sono 5 modi che devi provare subito.

EVADERE NELLA FANTASIA

Se è vero che è la vita reale a produrlo, evadiamo da essa. Tutto parte dalla mente che si trova a dover affrontare situazioni complesse non intravedendo facili soluzioni. Alcuni psicologi comportamentali hanno scoperto che leggere un libro fantasy calma le persone.

SFOGARE I NERVI NELLO SPORT

Effetto immediato sul controllo dello stress ce l’ha lo sport. Attività come le arti marziali o la boxe, o una corsa fuori dal centro abitato infatti, prevedono un grande dispendio di forza che scarica i nervi e la testa. Non puoi non considerarlo nell’organizzazione della tua settimana.

Se non hai i soldi per seguire una disciplina o iscriverti ad una palestra, nessun problema. Fare ginnastica a casa è possibile e lo puoi fare a costo zero.

TRASFORMA L’ENERGIA NEGATIVA IN CREATIVITÀ

Nulla si distrugge e nulla si crea. Tutto si trasforma. Ecco perché devi puntare a traghettare lo stress verso la creatività. Essere messi sotto pressione, infatti, genera tantissima energia negativa e perdere la sua forza propulsiva sarebbe davvero un peccato. Cucina, dipingi, scrivi o vai a fare sport, tante sono le cose belle che puoi fare per non pensare.

IMPARARE A RESPIRARE

Tutti pensiamo di saper respirare ma non è cosi. Saper respirare col diaframma, infatti, è qualcosa che si studia e che si impara col tempo. Il vantaggio è che contribuisce a rilassare tutti quei muscoli che si contraggono per lo stress.

Metodi per il controllo

L’ultimo passaggio da fare sull’imparare a gestire lo stress è darti una lista di cose che ti fanno stare tranquillo. Eccola:

  • esponiti a una quantità sufficiente di luce solare;
  • sii generoso;
  • alimenta la gratitudine;
  • esprimi te stesso come puoi;
  • non pensare troppo al passato;
  • non soffermarti su problemi che non sono ancora reali.
  • fai un massaggio

Conclusioni

Come hai potuto ben notare lo stress cronico non è da sottovalutare. Non appena noti uno dei sintomi sopra descritti, inizia subito un percorso benessere con i nostri consigli. Ricordiamo sempre che è meglio prevenire piuttosto che curare. Di seguito dei link se desideri acquistare degli aiuti per ridurre e combattere lo stress.

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Adiura Livorno, 22 Aprile 2023

 

ll diabete di tipo 2. Causa, sintomi, prevenzione e cura.

Il diabete di tipo 2, detto anche diabete dell’adulto, rappresenta circa 90% dei casi di diabete.  È una malattia cronica non trasmissibile caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue ed è dovuta a un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina. È detto di tipo 2 per differenziarlo dal tipo 1 (detto anche diabete giovanile, 10% dei casi), in quanto si tratta di due patologie distinte, per cause, età di insorgenza, sintomatologia di esordio, terapia e possibilità di prevenzione. Vedremo più avanti in riferimento al diabete di tipo 2, cause, sintomi, prevenzione e cura. Ma prima di entrare nel cuore dell’argomento, parliamo dell’ormone protagonista, l’insulina.

Insulina

L’insulina è un ormone, prodotto dalle cellule del pancreas, che, come una chiave che apre una porta, permette l’ingresso del glucosio (zucchero) circolante all’interno delle cellule, dove viene utilizzato come fonte di energia.

Se il pancreas non produce una quantità sufficiente di insulina o se gli organi bersaglio (muscolo, fegato, tessuto adiposo) non rispondono in maniera adeguata all’ormone, il corpo non può utilizzare il glucosio circolante come fonte di energia e il glucosio resta nel sangue, dove i suoi livelli diventano sempre più alti (iperglicemia) causando danni a vari organi.

La maggior parte delle persone con diabete mellito di tipo 2, al momento della diagnosi, presenta entrambi questi difetti:

  • insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas (deficit parziale di insulina),
  • inadeguata risposta all’insulina (insulino-resistenza).

Nel 2021 l’International Diabetes Federation (IDF) ha calcolato che oltre 530 milioni di persone nel mondo tra 20 e 79 anni sono diabetiche.

Vediamone adesso i sintomi, le complicanze e la prevenzione.

Diabete di tipo 2. Sintomi prevenzione e cura

Sintomi e segni

I sintomi del diabete mellito di tipo 2 sono meno evidenti rispetto al diabete mellito di tipo 1. La malattia rimane, infatti, per molto tempo asintomatica e i sintomi si sviluppano in modo graduale e sono, quindi, più difficili da identificare.

Possiamo riscontrare:

  • sete intensa e frequente bisogno di urinare
  • perdita di zuccheri nelle urine (glicosuria)
  • aumento dell’appetito
  • senso di affaticamento e vista sfocata
  • aumento delle infezioni dei genitali e delle vie urinarie (cistiti, ecc.)
  • taglietti o piccole ferite che guariscono più lentamente
  • nei casi più manifesti, disfunzione erettile nei maschi e secchezza vaginale nelle donne.

Complicanze

Il diabete mellito di tipo 2 può dare luogo a numerose complicanze a breve e a lungo termine.

Complicanze a breve termine

Si tratta di complicanze che possono comparire acutamente sin dagli esordi della malattia e, comunque, per tutto il suo decorso e che possono portare a gravi conseguenze se non adeguatamente trattate.

Iperglicemia

La glicemia può salire in modo eccessivo per un pasto troppo abbondante o se non si assume la terapia prescritta o per una malattia concomitante (come l’influenza).

I sintomi dell’iperglicemia sono:

  • necessità di urinare di frequente
  • sete intensa
  • secchezza della bocca
  • stanchezza
  • vista annebbiata
  • difficoltà di concentrazione

Se sono presenti questi sintomi, è importante controllare subito la glicemia, bere molta acqua e fare attività fisica (camminare), assumere la terapia, se non era stato fatto. Se la glicemia permane al di sopra dei 250mg/dl, è necessario avvertire il dottore.

Una conseguenza molto rara dell’iperglicemia grave nel diabete tipo 2 di lunga data è la chetoacidosi. Se lo zucchero rimane nel sangue, le cellule cominciano a utilizzare i grassi a scopo energetico, provocando la formazione di sostanze tossiche per l’organismo: i chetoni (chetoacidosi diabetica). Per accertare la chetoacidosi è necessario ricercare la presenza di chetoni nelle urine, utilizzando apposite strisce reattive. Se i chetoni sono presenti in grande quantità, va informato subito il medico.

Ipoglicemia

È l’improvviso calo degli zuccheri nel sangue, con glicemia inferiore a 70mg/dl, dovuto a un pasto inadeguato rispetto alla terapia in corso o a uno sforzo fisico eccessivo non accompagnato dall’assunzione di zuccheri o, per chi è in terapia con insulina, alla somministrazione di una dose eccessiva della stessa. I sintomi dell’ipoglicemia possono comparire anche in presenza di valori un po’ più elevati, qualora si verifichi un rapido abbassamento della glicemia stessa.

Sintomi dell’ipoglicemia:

  • sudorazione
  • tremore
  • irritabilità
  • senso di fame
  • palpitazioni
  • confusione e debolezza

In questa fase il paziente può porre fine alla sintomatologia, assumendo preferibilmente un frutto o zucchero o un bicchiere di una bevanda zuccherata.

Se non scompare la sintomatologia, va valutata la glicemia con il reflettometro dopo circa 15 minuti, assumendo nuovamente zuccheri. Se non si interviene subito, i sintomi potrebbero peggiorare fino alla perdita di coscienza. In tal caso è necessario che un’altra persona somministri una fiala di glucagone, un ormone che causa l’aumento rapido dello zucchero nel sangue.

Complicanze a lungo termine

Il diabete, nel corso degli anni, può dare complicanze a livello di diversi organi. Il rischio di sviluppare queste complicanze, che possono essere gravemente invalidanti o addirittura mortali, può essere ridotto mantenendo un buon controllo della glicemia nel tempo. Gli organi interessati sono l’occhio, il rene, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare.

Complicanze cardiovascolari

Il rischio di malattie cardiovascolari (angina, infarto, ictus, vasculopatia periferica, secondarie ad arteriosclerosi cerebrale e periferica) è da 2 a 4 volte più alto nelle persone con diabete che nel resto della popolazione ed è responsabile di oltre la metà delle morti per diabete.

Complicanze del sistema nervoso (neuropatia)

Colpisce il 50% dei diabetici, provocando un danno a carico dei nervi stessi (neuropatia periferica) o degli organi interni da essi innervati (neuropatia vegetativa o autonomica). La neuropatia periferica si manifesta a livello dei piedi e delle gambe con formicolii, dolori, riduzione della sensibilità, prima delle dita dei piedi, poi di tutto il piede e quindi della gamba, fino alla comparsa di ulcere cutanee (erosioni circoscritte della cute che non tendono a guarire spontaneamente). La neuropatia autonomica può colpire l’apparato digerente con diarrea o stipsi, nausea e vomito, gli organi genitali provocare impotenza negli uomini, il cuore provocando aritmie come la fibrillazione atriale.

Piede diabetico

La neuropatia e/o la vasculopatia periferiche, aggravate da uno scompenso glicemico di lunga durata, come detto, possono causare ulcere ai piedi che, se infettate, diventano più profonde e difficili da curare. Se non trattati adeguatamente, questi piccoli focolai di infezione possono espandersi fino alla cancrena e alla necessità di amputare le dita o il piede o la gamba. Il diabete è la prima causa di amputazione degli arti inferiori di origine non traumatica.

Complicanze renali (nefropatia)

Il diabete può provocare la perdita progressiva della funzione del rene, inducendo un grado crescente di insufficienza renale, fino alla perdita completa di funzione. Il diabete, se non trattato adeguatamente, è tra le principali cause di insufficienza renale terminale che rende necessario il ricorso alla dialisi o al trapianto renale.

Complicanze oculari (retinopatia)

Il diabete può danneggiare i piccoli vasi sanguigni della retina, la parte posteriore dell’occhio che permette la visione, e può quindi provocare la perdita progressiva della vista, fino alla cecità. La retinopatia rappresenta la maggiore causa di cecità in soggetti in età lavorativa nei Paesi industrializzati, ma di solito insorge dopo almeno dieci anni di malattia diabetica, soprattutto se le glicemie non sono tenute sotto controllo per lungo tempo. Le persone con diabete sono più esposte anche al rischio di sviluppare cataratta e glaucoma.

Complicanze in gravidanza

Nelle donne diabetiche in gravidanza, il diabete non perfettamente compensato può influire negativamente sul corretto sviluppo del feto, causando un elevato peso alla nascita (macrosomia), malformazioni congenite, fino a un aumentato rischio di problemi durante il parto e di mortalità perinatale.

Prevenzione e cura del diabete di tipo 2

Curare il diabete di tipo 2 si può. Conoscendone le cause si può invertire il processo con buone abitudini alimentare e piccoli accorgimenti, soprattutto se conosci il veleno bianco per eccellenza dell’alimentazione. A venirci in aiuto ad un così complesso argomento, abbiamo trovato un libro che vi consigliamo di leggere. Oltre a consigli utili per la prevenzione e la cura della malattia, i benefici che la lettura di questo libro porta alla salute si estendono alla prevenzione di moltissime altre. Se volete cominciare un percorso di benessere alimentare vi consigliamo anche la lettura di un ricettario che ha fatto successo.

PREFAZIONE LIBRO “Il codice del diabete”

Il diabete di tipo 2 è una patologia reversibile. Dopo “Guida completa al digiuno intermittente” e “Il codice del dimagrimento”, la guida definitiva per capire, prevenire e invertire il diabete di tipo 2 in modo scientifico e naturale tramite il digiuno intermittente e una nutrizione superiore. Ne “Il codice del diabete”, il dr. Jason Fung, nefrologo e diabetologo canadese ai vertici internazionali e fra i più seguiti al mondo per le sue ricerche sul digiuno intermittente, si ripropone di perfezionare l’attuale comprensione del diabete di tipo 2 esponendo un nuovo paradigma teorico sull’eziologia della malattia. L’autore inserisce il diabete di tipo 2 nel quadro della più ampia sindrome metabolica e, in cerca della causa scatenante della patologia, getta le basi per la messa a punto di nuovi protocolli preventivi e terapeutici più efficaci rispetto all’approccio farmacologico, dimostratosi fallimentare in quanto focalizzato esclusivamente sui sintomi e non sulla causa primaria della malattia. L’opera analizza il diabete da ogni possibile prospettiva e dà indicazioni chiare sulle azioni da intraprendere per poterlo prevenire o curare in maniera efficace e risolutiva.

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Adiura Livorno, 19 Aprile 2023

Fotobiomodulazione. Ringiovanire si può.

Sempre più spesso si sente parlare di “fotobiomodulazione” collegata al “biohacking”. Una serie di abitudini che letteralmente possono ringiovanire le cellule o quantomeno possono rallentare il processo di invecchiamento. In pochi sanno davvero di cosa si tratta. In questo articolo parleremo esclusivamente di una delle tecniche che chiunque a casa può fare, per iniziare il proprio processo di ringiovanimento e gli strumenti per farlo direttamente a casa tua fin da subito.

Cos’è la Fotobiomodulazione

La fotobiomodulazione è una terapia non invasiva che utilizza la luce per stimolare il metabolismo cellulare e promuovere la guarigione dei tessuti. Questo trattamento è stato utilizzato con successo in diverse aree della medicina, tra cui la dermatologia, l’ortopedia e la neurologia.

Il processo di fotobiomodulazione avviene attraverso l’irradiazione di tessuti con luce a bassa potenza, generalmente nell’intervallo di lunghezza d’onda del rosso o dell’infrarosso vicino. Questa luce viene assorbita dai mitocondri delle cellule, che attivano una serie di processi biochimici all’interno delle cellule stesse. Questi processi aumentano la produzione di energia cellulare (ATP) e migliorano la circolazione sanguigna, il che porta ad una maggiore rigenerazione dei tessuti danneggiati.

Applicazioni

La fotobiomodulazione è stata utilizzata con successo nella dermatologia per il trattamento di lesioni cutanee, acne, psoriasi e altri disturbi della pelle. In particolare, è stata dimostrata l’efficacia della fotobiomodulazione nel trattamento della rosacea, una condizione infiammatoria cronica della pelle che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. La luce rossa e infrarossa viene assorbita dalle cellule della pelle, che a loro volta producono più collagene, migliorando la struttura della pelle e riducendo la comparsa di rughe e linee sottili.

La fotobiomodulazione è anche utilizzata nella terapia del dolore, specialmente per il dolore muscolo-scheletrico. Questo tipo di trattamento può aiutare a ridurre il dolore e accelerare la guarigione dei tessuti danneggiati, come ad esempio dopo un intervento chirurgico o un infortunio.

Alcune ricerche hanno anche dimostrato che la fotobiomodulazione può essere efficace nel trattamento dei disturbi neurologici degenerativi, come il morbo di Parkinson, la depressione ma nessuno studio ancora, anche se sembra ci sia ottimismo per l’Alzheimer. La luce rossa e infrarossa viene assorbita dalle cellule cerebrali, migliorando la circolazione sanguigna e la produzione di energia, il che può portare ad un miglioramento dei sintomi.

L’utilizzo della fotobiomodulazione è generalmente sicuro, ma come con qualsiasi tipo di trattamento medico, può causare effetti collaterali in alcuni pazienti. I pazienti che hanno una sensibilità alla luce o con tumori cutanei dovrebbero discutere con il proprio medico prima di sottoporsi a questo tipo di terapia.

 

Fotobiomudulazione

Terapia della luce blu

L’acne è un problema della pelle che crea disagi psicologici a causa degli inestetismi che provoca. Scientificamente provato, il trattamento dell’acne a luce blu offre un trattamento delicato ed efficace contro acne, la rosacea e le cicatrici.

Terapia della luce verde

Il trattamento a luce verde ha dimostrato la sua capacità di ridurre il melasma e altri problemi di scolorimento della pelle. La luce verde penetra nei sottolivelli della pelle, agendo sui melanociti per ridurre la stimolazione della melanina che causa macchie scure sulla pelle. Con meno melanina che raggiunge la superficie della pelle, l’iperpigmentazione o lo sbiadimento scompaiono gradualmente.

Terapia della luce viola

La luce viola combina le luci rosse e blu. Elimina i batteri che causano l’acne riducendo l’infiammazione facciale e riducendo la comparsa di cicatrici legate all’acne. È quindi altamente raccomandato per le persone con acne e arrossamento.

Terapia della luce gialla

Il giallo ha caratteristiche abbastanza vicine alla luce rossa per la pelle. Più specificamente, è efficace nel trattamento della cutrosi e arrossamento dall’esposizione al sole e stimola la circolazione sanguigna.

Terapia della luce cianica

Il ciano è la combinazione di luci blu e verdi. Rimuove l’acne e le macchie di pigmento contemporaneamente.

Conclusioni

In conclusione, la fotobiomodulazione è una terapia non invasiva che utilizza la luce per stimolare il metabolismo cellulare e promuovere la guarigione dei tessuti. Questo trattamento è stato utilizzato con successo in diverse aree della medicina, tra cui la dermatologia, l’ortopedia e la neurologia. Se si è interessati a questo tipo di terapia vi consigliamo l’acquisto garantito di questi prodotti. Con soli 20 minuti al giorno, i primi risultati evidenti si iniziano a vedere già dal primo mese.

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Adiura Livorno, 13 Aprile 2023

 

 

 

Gambe gonfie. Cause e rimedi naturali

Il problema delle gambe gonfie è un fastidio diffuso soprattutto nelle donne e si accentua soprattutto nelle ore serali. Se trascurato può diventare un problema sia per le articolazione, ma ancora più importante e capirne le principali cause. Ci potrebbero essere correlazione con l’insorgenza di alcune malattie. Nell’articolo parleremo delle cause del gonfiore e i rimedi naturali.

Gambe gonfie le cause

Le gambe gonfie possono essere un problema comune e fastidioso per molte persone. Ci sono diverse cause che possono portare alla comparsa di gonfiore alle gambe, ma ci sono per fortuna, anche diverse soluzioni naturali per alleviare il problema.

Cause del gonfiore alle gambe

Il gonfiore alle gambe può essere causato da diversi fattori, tra cui:

  • Problemi circolatori: il gonfiore alle gambe può essere causato da problemi circolatori, come l’insufficienza venosa, la trombosi venosa profonda o l’insufficienza cardiaca. In questi casi, il sangue non circola correttamente e si accumula nelle gambe, causando il gonfiore.
  • Problemi renali: se i reni non funzionano correttamente, possono accumularsi liquidi nel corpo, causando il gonfiore alle gambe.
  • Problemi di gravidanza: le donne in gravidanza spesso sperimentano il gonfiore alle gambe a causa della pressione aggiuntiva sulle vene.
  • Inattività: la mancanza di attività fisica può causare il gonfiore alle gambe perché il sangue non viene spinto attraverso il corpo come dovrebbe.
Gonfiore alle gambe cause e rimedi

Gonfiore alle bambe

Rimedi naturali per il gonfiore alle gambe

Ci sono diverse soluzioni e rimedi naturali per alleviare il gonfiore alle gambe, tra cui:

  • Attività fisica: fare regolarmente attività fisica può aiutare a prevenire il gonfiore alle gambe. Camminare, fare yoga o nuotare possono aiutare a mantenere una buona circolazione.
  • Alimentazione: una dieta sana ed equilibrata, soprattutto nella terza età, può aiutare a prevenire il gonfiore alle gambe. Limitare l’assunzione di sale può aiutare a ridurre la ritenzione idrica.
  • Alzare le gambe: alzare le gambe per qualche minuto al giorno può aiutare a ridurre il gonfiore perché aiuta a spostare il sangue verso il cuore.
  • Comprimere le gambe: indossare calze a compressione può aiutare a prevenire il gonfiore alle gambe. Le calze a compressione esercitano una pressione sulle vene, aiutando a spingere il sangue verso il cuore. Molto utile i massaggiatori ad aria per gambe, che aiuta la normale funzione del sistema linfatica facendoti sentire subito le gambe leggere.
  • Massaggiare le gambe: i massaggi alle gambe possono aiutare a stimolare la circolazione sanguigna e ridurre il gonfiore.
  • Rimedi naturali: ci sono diversi rimedi naturali che possono aiutare a ridurre il gonfiore alle gambe, come il tè di foglie di mirtillo, l’estratto di semi d’uva e l’acqua di cocco.

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Conclusioni

Il gonfiore alle gambe può essere un problema fastidioso, ma come abbiamo visto ci sono diverse soluzioni per alleviarlo. Se il gonfiore alle gambe persiste o peggiora, è importante consultare un medico per escludere eventuali problemi di salute più seri.

Adiura Livorno 7 Aprile 2023

Effetti e danni dello zucchero sul nostro organismo

Sentiamo spesso dire a proposito di zucchero che “serve al cervello” o anche “serve ai muscoli”… ma sarà proprio così? Quali sono in realtà gli effetti dello zucchero sul nostro organismo?Precedentemente abbiamo parlato degli di un altro veleno bianco che ti consigliamo di leggere.

Sfatiamo i falsi miti.

Dal punto di vista strettamente biochimico, corrisponde al vero in quanto il cervello utilizza zuccheri per la maggior parte del tempo e i muscoli li utilizzano come combustibile per le loro attività, quando l’intensità della stessa è piuttosto elevata.

L’informazione in se è scientificamente esatta, ma la interpretiamo male in termini di pratica quotidiana: i veri zuccheri necessari per le funzioni metaboliche del nostro organismo sono sotto forma di carboidrati, che possono essere semplici o complessi.

Interpretazione ingannevole dei dati

Se da un lato lo zucchero serve a muscoli e cervello e in generale al metabolismo energetico, quello che non si dice è che il corpo può facilmente produrlo da sé, sintetizzando i carboidrati complessi, e non necessariamente dall’assunzione diretta.

La differenza tra carboidrati semplici e complessi, è soprattutto nella velocità di assorbimento: i primi vengono assorbiti molto velocemente e facilmente dall’organismo, mentre i carboidrati complessi devono essere prima “smontati” nelle loro componenti unitarie e ci mettono di conseguenza più tempo, consumando anche calorie, per essere utilizzabili dai tessuti.

Quali sono gli effetti nel nostro organismo se assumiamo troppi zuccheri?


Immaginate per un secondo l’ingranaggio di un bellissimo orologio, con tutti i suoi piccoli pezzi assemblati con attenzione da un mastro orologiaio di altissima qualità: se ci versassimo sopra un barattolo di miele in pochissimo tempo l’intero meccanismo si incepperebbe. L’intero meccanismo, verrebbe letteralmente appiccicato in ogni sua componente dallo zucchero contenuto nel miele. Questo, in misura più graduale, è quello che succede nel nostro organismo quando mangiamo troppo zucchero.

L’allarme

Si stima che negli Stati Uniti una persona mangi circa 70 kg di zucchero in un anno, e l’American Pubblic Health Association , ha lanciato un allarme soprattutto per gli adolescenti, e ha sugerito alle famiglie modi e metodi per diminuirne l’uso. Anche se in Italia non siamo ancora a quei livelli, sommando allo zucchero che aggiungiamo ad ogni caffè, al tè, a quello contenuto nei dolci, e ancora la grande quantità di cereali raffinati che tendiamo a mangiare troppo come la pizza, il pane, la pasta, le patate, i tramezzini, i panini, viene fuori una quantità di zucchero decisamente troppo elevata per il nostro organismo.

Effetti dello zucchero sul nostro organismo

Danni dello zucchero all’organismo

Effetti dello zucchero sul nostro organismo a medio lungo termine e rischio di malattie croniche

Una gran quantità di zucchero, viene metabolizzato e assorbito velocemente e provoca un repentino innalzamento della glicemia nel nostro corpo. Quest’ultima reagisce con una sovrapproduzione altrettanto veloce di insulina. Se viene ripetuto questo meccanismo nel tempo, questo fenomeno non viene tollerato bene. Il meccanismo tende a saturarsi, portando a un maggior rischio di sviluppare insulino-resistenza, ovvero una minor efficacia dell’insulina. Sovrappeso, obesità e stato infiammatorio generale dell’organismo sono correlati. Sviluppo di malattie croniche come il diabete, porta di ingresso per la sindrome metabolica, e di alcuni tipi di tumore.

Esistono anche degli effetti secondari dell’assunzione eccessiva di zucchero, come ad esempio i danni sulla pelle.

L’eccesso di zucchero rende infatti più facile la creazione di un suo legame con le proteine corporee, determinando l’alterazione strutturale e la perdita di funzionalità di queste ultime.

Questo processo si chiama glicazione. Un esempio molto semplice è quello che accade sulla pelle delle persone: lo zucchero si lega in particolare a collagene ed elastina, due proteine contenute nel tessuto cutaneo, provocandone l’invecchiamento accelerato.

L’invecchiamento della pelle è una manifestazione visibile degli effetti dannosi che lo zucchero crea. La cosa più grave è che quello che accade al collagene e all’elastina della pelle, accade anche in tutti gli altri tessuti. Pensate agli organi interni.

Conclusioni

Sappiamo che 25 grammi di zucchero (5 cucchiaini circa) dovrebbero corrispondere al 5% dell’energia totale di una dieta equilibrata da 2.000 Kcal al giorno. Si capisce quanto sia facile raggiungere questa quota giornaliera. L’OMS, consiglia di non superare per la salute dei denti e per il controllo del peso, raccomandando comunque di non superare il 10%. Possiamo trovare i fatidici 25 grammi di zucchero anche in:

  • 3 cucchiaini di miele
  • 3 cucchiai di marmellata
  • 1 fetta piccola di crostata
  • meno di 1 lattina di cola
  • 1 bicchiere di succo di frutta
  • 2 ghiaccioli.

Da questi ultimi dati, si riesce a capire di quanto ne eccediamo nel quotidiano. Sta ad ognuno di noi cercare di evitare cibi, soprattutto nei cibi spazzatura presente in enormi quantità. Non sottovalutiamo le bevande! Per fare un esempio, una lattina di Coca contiene 35 gr di zucchero, sforiamo  quindi i 25 gr al giorno raccomandati.

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Adiura Livorno 5 Aprile 2023

 

Il sale considerato un ”veleno bianco”. Vediamo il perché.

La Salute vien mangiando, e su questo nessun dubbio. Siamo quello che mangiamo, ricorriamo a diete ipocaloriche per dimagrire o diete ipercaloriche per l’aumento della massa. Altre volte, per chi pratica poco sport, basta saper mangiare ed evitare le insidie alimentari per mantenere un peso forma. Tra le insidie più pericolose abbiamo il cosiddetti veleno bianco: il sale. Molto spesso viene sottovalutato il suo effetto sulla nostra salute e si tende a non darne importanza. Vediamo le conseguenze e gli effetti sul nostro organismo a lungo e a breve termine. Può causare, oltre ai danni indicati di seguito, disidratazione e ipernatriemia.

Conseguenze dall’eccesso di Sale

Partiamo col dire che il sale è un minerale essenziale che consente il corretto funzionamento del nostro organismo. Tutto il sale di cui il nostro corpo necessita, lo prende dai cibi naturali. La carne, le verdure , i formaggi e alcuni frutti, sono fonti naturali di sodio.

Nelle popolazioni in cui i suoi abitanti non aggiungono sale al cibo, gli adulti non soffrono di ipertensione, una malattia diffusa soprattutto in paesi dove si aggiunge troppo sale al cibo. Mediamente consumiamo una media di 3500 mg di sale, già sufficiente per causare problemi cardiovascolari. La dose giornaliera raccomandata è di 1000 mg.

Altra conseguenza dell’eccesso di sale è la ritenzione idrica, che si accumula nel sistema circolatorio, esercitando pressione sui vasi sanguigni con conseguente aumento della pressione sanguigna. Questo, oltre a far lavorare eccessivamente il cuore, provoca anche danno ai reni. Altri effetti dannosi causati dall’eccesso di sale: asma, ulcere allo stomaco e cancro, osteoporosi e malattie coronariche e secondo uno studio potrebbe causare malattie neurologiche come l’Alzheimer. Questi sono alcuni dei problemi che un uso eccessivo di sale può causare, ma dovrebbero bastare per iniziare una sana alimentazione povera di sodio. Ecco perchè lo chiamano ”il veleno bianco”.

Sale veleno bianco

CONSIGLI

  • Non cuocere con il sale, meglio aggiungerlo al momento poiché in questo modo utilizzerai dosi più piccole.
  • Evita condimenti ad alto contenuto di sale come ketchup, senape e salsa di soia; sostituire aglio, cipolla, spezie, limone o aceto.
  • Leggi le etichette dei prodotti e scegli quelli a basso contenuto di sodio e assicurati che la tua assunzione giornaliera non superi i 1500 mg.

Inizia a correggere le abitudini alimentare dai piccoli gesti quotidiani e inizia il tuo percorso salutare. Studi hanno dimostrato che il sale crea dipendenza come l’alcol o altre droghe e il cervello può richiederne l’assunzione anche se il nostro corpo non ne ha bisogno. Per questo motivo consigliamo di iniziare a diminuirne le dosi o se riesci, ancora meglio, eliminarlo su alcuni cibi. Alcuni sono arrivati a sostituirlo con l’aceto nell’insalata.

Grazie per aver letto l’articolo e se hai a cuore la salute di un tuo amico condividilo.

Adiura Livorno, 2 Aprile 2023

 

 

 

Disidratazione. Segnali e prevenzione.

Una disidratazione negli anziani, anche se per brevi periodi può influire negativamente nelle normali funzioni vitali: questa problematica si presenta quando l’organismo perde più acqua di quella che viene introdotta. Segnali e prevenzione sono la chiave per riprendere il benessere perso.

Una corretta idratazione per l’anziano, ma anche importante a ogni età, e in particolare modo quando si tratta di persone anziane che, come vedremo, corrono maggiori rischi legati alla carenza di liquidi. Durante la terza età, infatti, sia per una minore sensibilità verso la sensazione di sete che per la possibile presenza di patologie concomitanti e di una graduale mancanza di autonomia, si corre maggiormente il rischio di disidratarsi.

I sintomi della disidratazione negli anziani, hanno un ruolo fondamentale per intervenire tempestivamente ed evitare gravi conseguenze. Vediamo insieme a quali campanelli d’allarme prestare attenzione, e approfondiamo come prevenire e curare questa condizione.

PERCHE E’ IMPORTANTE IDRATARSI

Il corpo umano è formato per il 70% di acqua, elemento che permette lo svolgimento di numerosi funzioni vitali, come:

  • regolare la temperatura corporea
  • consentire la circolazione del sangue 
  • trasportare sostanze nutritive e ossigeno nelle cellule
  • idratare i tessuti, gli organi e le articolazioni consentendone la funzionalità
  • aiutare ad assorbire il cibo
  • agevolare la digestione e le funzioni intestinali
  • tramite sudore ed urina permettere l’eliminazione delle tossine.

l’acqua viene espulsa in modo fisiologico, per questo motivo, è fondamentale che essa venga reintegrata tramite un corretta assunzione di liquidi e un’alimentazione bilanciata, proprio per evitare di sviluppare una condizione di disidratazione che può avere conseguenze molto gravi soprattutto nelle persone anziane.

Maggiore attenzione negli anziani

Come accennato, il nostro organismo è in uno stato di disidratazione quando è presente una quantità di liquidi inferiore rispetto alla soglia necessaria per il corretto svolgimento delle funzioni vitali.

Gli anziani, durante tutto l’anno e in particolare in estate, corrono questo rischio più delle persone giovani. La motivazione risiede in diversi fattori, tra cui:

  • una minor sensibilità generale che provoca anche una scarsa sensazione di sete. La persona anziana, quindi, è meno spinta a bere.
  • Scarsa autonomia che caratterizza le persone non autosufficienti, o con alcune patologie, come demenza e Alzheimer, che devono essere quindi idratate da operatori sanitari o caregiver che si prendono cura di loro.
  • La terapia diuretica che viene spesso prescritta agli anziani provoca maggior espulsione di liquidi, aumentando quindi il rischio di disidratazione.
  • Maggiore possibilità di incorrere in problemi come influenza intestinale e febbre che provocano perdita di liquidi.

A COSA SI VA INCONTRO CON LA DISIDRATAZIONE

Quali sono, quindi, le conseguenze della disidratazione? Vediamo insieme le più frequenti:

  • crampi muscolari diffusi;
  • nausea e vomito come conseguenza dei crampi muscolari: il vomito può poi peggiorare la condizione di disidratazione;
  • stipsi dovuta alla carenza di liquidi nell’organismo: l’occlusione può a sua volta provocare altri problemi all’intestino;
  • insufficienza renale e infezioni urinarie dovute alla scarsa funzionalità dei reni
  • colpo di calore, situazione che può verificarsi principalmente in estate, e che porta a un innalzamento eccessivo della temperatura corporea;
  • tromboembolie e aritmia cardiaca;
  • conseguenza finale può purtroppo essere il decesso.

Secondo le linee guida diffuse dall’Associazione Geriatri, quando ci troviamo davanti a una disidratazione in percentuale – ovvero perdita di liquidi rispetto al peso corporeo – del 2% si altera la termoregolazione e il volume plasmatico, se la percentuale si avvicina al 5% insorgono crampi, vomito, stipsi, debolezza diffusa, con una percentuale del 7% si corre il rischio di insufficienza renale e altre infezioni, e se la disidratazione si avvicina al 10% il rischio per la sopravvivenza è purtroppo elevato.

DISIDRATAZIONE. SEGNALI E PREVENZIONE

Come riconoscere, quindi, se lo stato di disidratazione in una persona anziana è in corso? Vediamo insieme a quali parametri è importante prestare attenzione: la raccomandazione è di non sottovalutare nessuno di questi segnali e di agire tempestivamente, consultandosi con il medico di riferimento in caso di dubbi o necessità.

I principali segnali della disidratazione sono in parte le conseguenze della disidratazione stessa. Ecco perché è bisogna controllare uno o più dei seguenti campanelli di allarme:

  • secchezza delle mucose in bocca e negli occhi
  • lingua biancastra
  • astenia e sonnolenza insolite
  • stato confusionale, difficoltà a formulare frasi di senso compiuto
  • crampi muscolari e lamentela di dolore diffuso
  • nausea e vomito 
  • stipsi e difficoltà intestinali
  • perdita dell’appetito e calo del peso corporeo
  • urine scure, che indicano una bassa concentrazione di liquidi nell’organismo
  • temperatura corporea che si innalza
  • mancanza di sudorazione anche se la temperatura è elevata
  • pelle secca e biancastra.

Disidratazione. Sintomi

fizkes/gettyimages.it

Sintomi e segnali di disidratazione in UNA PERSONA ANZIANA: UN RAPIDO TEST

Non sempre è facile capire le condizioni generali di un anziano, specialmente se si trova in una situazione di difficoltà dovuta ad altre patologie concomitanti. Ecco perché, purtroppo, può capitare che i sintomi della disidratazione vengano confusi con altri malesseri, oppure, ancor peggio ignorati.

Effettuare un rapido test sulla mano dell’anziano, è possibile, e andrebbe fatto di frequente. Tirando un lembo di pelle del palmo e osservando cosa succede:

  • se la pelle del palmo si tende subito nuovamente, vuol dire che il livello di idratazione è normale;
  • se la pelle rimane tirata e rugosa, oppure rimane il solco dopo aver tirato questa zona, può già essere in corso il processo di disidratazione: in questo caso è necessario reintegrare immediatamente i liquidi.

COME CURARE UN ANZIANO DISIDRATATO?

Se ci accorgiamo che la persona anziana si sta disidratando, è necessario agire quanto prima.

Se il processo è all’inizio, e non ci sono quindi manifestazioni gravi, la prima cosa da fare è reintegrare i liquidi, facendo quindi bere l’anziano da un bicchiere o con una cannuccia. In questo caso, si può tenere presente questa proporzione:

  • 100 ml di liquidi per ogni chilo di peso corporeo per i primi 10 kg;
  • 50 ml di liquidi per kg per i successivi 10 kg;
  • 15 ml di liquidi per ogni kg dopo i 20 kg.

Se invece la persona non beve, oppure se la disidratazione è già in uno stato avanzato, bisognerà introdurre i liquidi necessari con una flebo di soluzione idroelettrolitica, come una soluzione salina isotonica, fisiologica o glucosata: in questo caso sarà assolutamente necessario contattare il medico di riferimento, e concordare la miglior terapia.

DISIDRATAZIONE NEGLI ANZIANI: L’IMPORTANZA DI PREVENZIONE E MONITORAGGIO

In un caso come questo, la miglior cura è la prevenzione: attraverso il monitoraggio costante e l’accudimento della persona anziana è possibile evitare che non si idrati correttamente. Vediamo insieme come si può fare.

Disidratazione. Prevenzione

Inside Creative House/gettyimages.it

PREVENZIONE QUOTIDIANA ED EDUCAZIONE DELL’ANZIANO

In generale, sia che la persona sia ancora autosufficiente sia che invece sia affiancata da un operatore sanitario, è importante stabilire un protocollo di assunzione di liquidi quotidiano e una serie di “buone pratiche” da adottare:

  • individuare una dose giornaliera di bicchieri d’acqua che devono essere assunti, per esempio 8 bicchieri;
  • attuare strategie incentivanti proponendo all’anziano anche tisane, tè, succhi di frutta senza zucchero, infusi e preparati gustosi, come ad esempio centrifugati;
  • sono invece sconsigliate bevande eccessivamente zuccherate e alcool;
  • quando si somministra una pastiglia per un’eventuale terapia in corso, proporre sempre anche un bicchiere d’acqua colmo;
  • se la persona anziana riesce, incentivare l’autonomia nel gesto del bere in modo che si renda conto dell’importanza dei liquidi;
  • bilanciare la dieta e inserire nei pasti alimenti ricchi di liquidi come frutta e vegetali, e anche brodo, vellutate e creme di verdura. 

Rimedi per la disidratazione. LA SCHEDA DI MONITORAGGIO

Un ottimo strumento per essere certi che la persona anziana assuma liquidi è creare una scheda di monitoraggio, ovvero una semplice tabella nella quale tenere traccia di tutti i liquidi assunti durante il giorno.

Questo metodo viene utilizzato spesso anche nelle case di riposo, per tutelare la salute degli ospiti ed essere certi del loro processo di idratazione quotidiana, e può essere facilmente replicato anche a casa.

LINEE GUIDA PER PREVENIRE LA DISIDRATAZIONE nEGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI IN ESTATE

È importante sapere che il Ministero della Salute ha messo a disposizione una serie di linee guida dedicate agli anziani non autosufficienti e alle persone che si occupano di loro – sia a domicilio che in strutture di cura – per prevenire la disidratazione e i colpi di calore durante l’estate.

Idratazione e salute

mediaphotos/gettyimages.it

Di seguito alcune delle informazioni utili per la prevenzione:

  • effettuare un’integrazione dei liquidi costante;
  • tenere traccia attraverso una scheda di monitoraggio;
  • fare in modo che la temperatura in casa non si elevi troppo: generalmente, la temperatura ideale è intorno ai 26°C, con un tasso di umidità pari a circa l’80%;
  • per far sì che la temperatura non si alzi troppo, si possono tenere abbassate le tapparelle durante le ore più calde, e impostare un condizionatore d’aria avendo cura che l’anziano non sia nel getto diretto;
  • far indossare all’anziano abiti leggeri di lino o cotone; 
  • impostare un piano alimentare ricco di verdura e frutta, limitando invece al massimo cibi molto salati e grassi che provocano ritenzione idrica;
  • rinfrescare il viso e le altre parti scoperte del corpo con un nebulizzatore;
  • eseguire spugnature di acqua fresca, in particolare a livello della nuca;
  • applicare sul viso salviettine umide e fresche, eventualmente rinfrescate in frigorifero;
  • umidificare spesso la bocca con risciacqui o con nebulizzazione;
  • se possibile, fare quotidianamente all’anziano docce e bagni freschi. 
  • usare prodotti naturali per rendere piacevole la bevuta IN QUESTA VERSIONE con borraccia o IN QUESTA senza. Si tratta di compresse con minerali e vitamine utili soprattutto nel periodo estivo.

Come abbiamo visto, è possibile prevenire la disidratazione con una serie di accorgimenti che fanno parte del delicato processo di accudimento ed educazione di una persona anziana: la salute, durante la terza età, può essere fonte di preoccupazione sia per il diretto interessato che per i suoi familiari. Nel caso necessiti di un supporto domiciliare a 360°, contattaci e insieme troveremo la soluzione più adatta alla tue esigenze.

 

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Adiura Livorno, 31 Marzo 3023.

L’articolo è stato scritto con spunti dal blogunisalute.it