COME ASSISTERE E PRENDERSI CURA DEI GENITORI

I nonni in piena salute, soprattutto nella società moderna, sono una grande risorse per i propri figli e per i nipoti: sostituiscono la baby sitter e a volte i genitori in tutto e per tutto, accompagnano i nipoti a scuola o fare sport, aiutano a fare i compiti e, sempre di più, danno il proprio sostegno economico nei momenti in cui ce ne sia bisogno.

Ma con il passare degli anni le cose possono cambiare. I nonni che prima erano di aiuto cominciano ad averne bisogno e molte donne e uomini “di mezza età” si trovano ad affrontare una sfida difficile: da una parte fare da genitori ai propri figli e dall’altra fare da genitori ai propri genitori.

Una condizione – in Italia – che accomuna sempre più persone, che ogni giorno cercano di trovare soluzioni il più possibili “stabili” (e soprattutto un po’ di serenità).

Imparare a prendersi cura di chi prima si prendeva cura di noi: non è uno scherzo e non ci si inventa in questo ruolo; è la sfida che devono affrontare gli uomini e le donne che sono contemporaneamente coinvolti su due difficili “fronti”, come quello di assistere un anziano genitore e di accudire un figlio o più figli che stanno crescendo. Una sfida (molto spesso tutta al femminile) che porta le persone a diventare genitori dei propri genitori, muovendosi come acrobati tra la casa, i figli, il lavoro, i medici e le pratiche burocratiche per l’accesso alle cure.

Come conciliare le esigenze della propria vita (e della propria famiglia) con i bisogni dei genitori che invecchiano e si ammalano sempre di più per poi diventare non autosufficienti?

Come superare il senso di colpa che ci assale quando consideriamo i genitori che invecchiano come un “peso” da portare?

I RUOLI SI INVERTONO

Laura Chiassone nel suo lungometraggio “Tra cinque minuti in scena” ha raccontato cosa succede in quel momento della vita in cui i ruoli si invertono e da figli si diventa “genitori” dei propri genitori. Il film è uscito nel 2013 e racconta la vita dell’attrice Gianna Coletti, figlia combattuta tra lavoro (come attrice di teatro) e cura della madre malata non più autosufficiente. Una storia che rispecchia in maniera verosimile il conflitto che molte donne italiane vivono ogni giorno nel nostro Bel Paese, visto che l’Italia vanta il primo posto come Paese più vecchio del «vecchio» continente. “Sono diventata la madre di mia madre: mia figlia ha 90 anni” dice la Coletti. “Fino a qualche anno fa non ero disperata, ero disperatissima. Non solo perché vedevo il suo decadimento fisico, mentale, ma soprattutto perché lei non accettava nessun aiuto esterno. Voleva che l’aiutassi solo io” racconta l’attrice, sottolineando il fatto che per la madre nessuna badante andava bene.

UNA “NUOVA” FAMIGLIA

Succede anche che la malattia di un genitore anziano subentra proprio in una fase particolare della vita di un figlio, ad esempio nell’età evolutiva o durante l’adolescenza: riuscire a soddisfare i bisogni e dare le stesse attenzioni ad entrambi richiede una nuova “struttura relazionale” all’interno della famiglia. Per la persona anziana non è facile accettare la vecchiaia, soprattutto se nel corso della vita è sempre stato indipendente e d’aiuto per gli altri. Spesso l’anziano evidenzia due tipi di bisogni crescenti: necessità di dipendenza fisica (a seconda delle sue condizioni di salute) e bisogno di conservare un’identità adulta (bisogno di autonomia). Il conflitto tra questi due bisogni segna profondamente il significato delle relazioni tra genitori e figli. I genitori anziani devono elaborare l’idea di dover dipendere dai loro figli e questi a loro volta devono pensare di farsi carico di genitori sempre meno autonomi. Questo nuovo evento mette alla prova tutto il sistema familiare. L’anziano che non è autosufficiente va a vivere con il figlio, quindi bisogna creare uno spazio per il nuovo ospite in famiglia, ridefinendo anche la struttura della casa, dando ad esempio una stanza al genitore malato, sacrificando uno spazio ai figli. Questa nuova ridefinizione può creare disagi alla “nuova famiglia”, bisogna dunque riuscire a mediare con tutti i membri presenti.

LE DIVERSE FASI DELLA VITA

Non sono rari i casi in cui tutto succede nello stesso momento e quindi, ad esempio, una donna scopre di aspettare un bambino e allo stesso tempo scopre la malattia di un genitore, passando quindi da una notizia gioiosa ad una estremamente triste. Quale emozione far prevalere? Come gioire per la vita che sta nascendo dentro di noi senza sentirsi in colpa per quella che sta finendo? Per quanto sembri assurdo e difficile, una volta che si è consapevoli della malattia di un genitore, bisognerebbe condividere i momenti gioiosi il più possibile con loro. Coinvolgerli nelle decisioni da prendere in merito, ad esempio, all’organizzazione di un matrimonio, di una nascita o di una comunione di un nipote potrebbe dare loro l’idea di essere ancora utili. Prendere in considerazione le loro opinioni e i loro consigli sul da farsi è d’aiuto per il genitore che si sente importante pur non potendo ad esempio uscire di casa e per il figlio che sente ancora di poter godere dell’aiuto e dell’attenzione del genitore.

ACCETTARE UN AIUTO ESTERNO

In un primo momento l’idea di farsi aiutare da qualcuno “esterno alla famiglia”, una badante o una colf per esempio, non viene presa nemmeno in considerazione perché vissuta come una sorta di “scarico” delle responsabilità e soprattutto perché si è convinti di farcela da soli. Ma accettare un aiuto non vuol dire abbandonare il proprio genitore, anziun aiuto è una risorsa all’interno della famiglia. Chi non lo accetta è costretto a sacrificare la propria vita, i propri impegni e quelli dei figli, creando così un grande disagio all’interno del nuovo sistema familiare. Potrebbe nascere un accumulo di tensioni che la famiglia non riesce più a sostenere. Ricorrere quindi ad aiuti esterni, come ad esempio una badante in determinate ore del giorno, possono aiutare a non cambiare del tutto la vita quotidiana. Il “senso del dovere” nei confronti del proprio genitore malato non deve prevalere sulla nostra vita perché si rischia di trascurare i figli e il partner creando disagi.

IL NOSTRO CONSIGLIO

In fondo accudire il proprio genitore anziano malato sicuramente rafforza una relazione che lascia più tempo per ritrovarsi, prima di concludersi. Ma questi aspetti positivi possono ampliarsi solo se il carico di cure verso l’anziano che perde autonomia viene condiviso in modo esteso e sostanziale dalla “comunità sociale”, in tutti i suoi aspetti medico, assistenziale, psicologico e sociale. In una “gestione solitaria” di una situazione così complessa, il troppo amore e i troppi sensi di colpa verso chi si ama rischiano diversamente di rimettere in discussione tutti gli equilibri faticosamente costruiti in una vita (e di ammalarsi, come purtroppo succede sempre più spesso).

I NOSTRI SERVIZI A RIGUARDO

Articolo fioreverde.org

Adiura Livorno 17 Novembre 2020

Guarire e prevenire con la “musica”.

Vediamo di capirne un pò di più

Stando ai pareri di diversi studiosi e soprattutto neuroscienziati, terapisti e medici, i benefici della musica sugli anziani sono molti ed una persona che ha a che fare con la musica, cantando, suonando o ballando, ottiene dal proprio corpo un rilascio di dopamina con tutti i vantaggi che ne derivano.

Vantaggi sull’umore, sul sistema cardiocircolatorio, sulla concentrazione, sulla memoria, sullo sviluppo di facoltà intellettive sociali.

Ne beneficiano tutti, ma sui bambini e sugli anziani gli effetti sono sorprendenti.

A pensare che a qualcuno viene da ridere quando sente che una persona oltre i 60 anni voglia iniziare suonare uno strumento. A me è capitato (poche volte per la verità, ma è capitato) di dare lezioni di batteria a persone over 60 ed ogni volta che ne parlavo con gli amici, le reazioni erano tra la presa in giro e la compassione.

Io non la penso così.

Io stimo sinceramente quelle persone, la loro voglia di mettersi in gioco, di affrontare i pregiudizi anche dei familiari e di buttarsi in un’avventura particolare come imparare a suonare la batteria.

Terapia con la musica

Ovviamente nel caso delle lezioni di batteria stiamo parlando di persone autosufficienti, con ottime facoltà motorie, ecc…ma il binomio musica – persone anziane è molto più forte e più importante.

Ho studiato un po’ l’argomento musica – bambini nei mesi scorsi ed ho creato una apposita parte del sito solo per questo, ma ero molto incuriosito anche da quest’altro aspetto così sono voluto andare oltre la questione socio-emotiva e mi sono un po’ documentato sugli effetti e sui benefici che la musica in generale ha sulle persone anziane.

Ho trovato un mondo enorme e molto molto interessante, che voglio riassumere.

BENEFICI DELLA MUSICA SUGLI ANZIANI

La musica è utilizzata in tutto il mondo per curare la depressione, gli sbalzi di umorel’iperattività, i problemi di interazione sociale, di attenzione, il dolorel’appetito e molte altre problematiche.

Ci sono degli studi che hanno messo in correlazione la musica e la riduzione dei farmaci psicoterapici.

Concetta Tomaino (direttrice e co-fondatrice dell’Istitute of Music and Neurologic Function – IMNF) in un’intervista che ho letto tempo fa disse: “Conosco persone che non sanno vestirsi o parlare, ma potrebbero comunque suonare uno strumento

Questo aspetto mi ha colpito. Il linguaggio musicale, la musica in generale e quindi anche il drumming (suonare la batteria) non sono influenzati dalla perdita di memoria.

Lo stesso vale per il ballo. Il ballo è possibile in qualsiasi circostanza, anche se la persone è seduta su una sedia a rotelle tutto il giorno, può comunque battere le mani oppure marciare sul posto a ritmo di musica.

MUSICOTERAPIA

“La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica ed il suono come strumento di comunicazione nonverbale, per intervenire a livello educativoriabilitativo terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.” Wikipedia

In generale possiamo considerare la musicoterapia come un mezzo per raggiungere determinati obiettivi e migliorare la vita attraverso la musica.

Se applicata sugli anziani, la musicoterapia si è dimostrata molto efficace e davvero incidente per una serie numerosa di sintomi, aree di disturbo, bisogni fisici, spirituali, emotivi e psicologici.

ascoltare in silenzio

Gli anziani possono passare dei momenti molto difficili, con attacchi depressivi che sono molto comuni a quest’età. Queste attività aiutano a mantenere una buona salute fisica e mentale.

L’interazione dell’anziano con la musica aiuta e stimola il cervello nelle conoscenze precedenti sia a lungo che a breve termine, soprattutto in pazienti con demenza.

In questi casi c’è un aiuto concreto di orientamento alla realtà, con la musica che riesce a fornire un senso di gioia semplicemente richiamando alla mente momenti vissuti e felici.

L’approccio con la musica quindi ha dei notevolissimi e provati benefici.

Lo sostiene tra gli altri anche uno studio chiamato “Recreational music-making modulates immunological responses and mood states in older adults.” pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica “Journal of Medical and Dental Sciences“.

BENEFICI DELLA MUSICOTERAPIA SUGLI ANZIANI

CONTRASTA LA NOIA.

Non è affatto una banalità e fareste un grave errore a considerare questo aspetto poco importante. Un anziano anche se pensate che sia in una posizione privilegiata stando a casa ed in pensione, spesso può perdersi nel silenzio della sua mente, giorno dopo giorno.

Se poi ci sono dei problemi di salute, ancora peggio. Le persone che hanno problemi di udito potrebbero provare un senso di disconnessione sociale, solitudine e noia.

Anche il semplice ascolto della musica, della loro musica preferita potrebbe aggiungere varietà alle giornate.

Ci sono lettori semplici da usare e cuffie molto comode che potrebbero essere adatti agli anziani.

MOTIVARE IL MOVIMENTO

È provato che anche il solo picchiettare con le dita su una superficie, battere le mani o battere il piede, è sufficiente per liberare lo stress fisico e mentale represso e può calmare le persone anche in caso di pazienti senza molta capacità di movimento.

Se la persona anziana è in grado di alzarsi e ballare poi, i benefici anche di un semplice movimento sono enormi, come abbassare la pressione sanguigna e stimolare vari organi del corpo.

Non c’è bisogno di fare movimenti bruschi o troppo azzardati ovviamente, ma qualunque sia il livello di attività fisica che un anziano può raggiungere, può essere abbinato ad un motivo musicale.

Ci sono molti centri per anziani che propongono periodicamente balli come il valzer lento o il jitterbug.

Non è solo un modo per ricordare i vecchi tempi, ma anche una fondamentale attività fisica.

RIPORTANO ALLA MENTE RICORDI POSITIVI

Non è solamente questione di nostalgia, la musica parla alle nostre emozioni, di tutti che siano essi giovani e meno giovani e gli anziani conoscono bene il linguaggio emotivo della musica, soprattutto quella dei loro tempi.

Non fate battute quindi se quando tornate a casa sentite che i vostri genitori/nonni stanno ascoltando qualche cantante anni ’50/60 o stanno guardando qualche canale dove trasmettono canzoni di liscio.

Il semplice ascolto delle canzoni, facendo scegliere a loro i brani che preferiscono, aiuta a riportare alla mente momenti passati, giorni felici migliora di gran lunga l’umore.

CALMARE I NERVI

suona la batteria

Sappiamo tutti che una ninnananna riesce a calmare un bambino piccolo. Beh, una canzone può calmare un anziano nervoso, anche con problemi di salute e psicologici.

Determinati tipi di musica generano un senso di benessere. Un sistema nervoso fragile richiede una sensibilità particolare al fine di evitare un sovraccarico, e la musicoterapia può davvero dare una buona mano in questo.

PROMUOVERE LE INTERAZIONI SOCIALI

Se le attività vengono svolte in gruppo, le interazioni sociali possono aumentare, condividendo gusti, canzoni, ricordi ed aneddoti.

Anche nei pazienti con demenza, la semplice vicinanza di altre persone può portare al miglioramento dell’umore ed alla stimolazione alle interazioni sociali.

Ora che abbiamo visto quali sono i vantaggi della musicoterapia sugli anziani, proviamo a capire come ottenere questi vantaggi e quali sono le attività che vengono svolte per provare ad ottenere questi risultati.

ESEMPI DI MUSICOTERAPIA

SCELTA DELLA CANZONE

Tra i benefici della musica sugli anziani c’è anche questo.

Si fa scegliere alla persona la canzone o l’artista che preferisce o che vuole ascoltare.

Se ci riesce ed è nelle condizioni di poterlo fare, è un buon modo di farlo interagire e di metterlo in contatto con una melodia, delle atmosfere che gli ricordano degli anni felici, delle belle gioie e persone care.

INDOVINA LA CANZONE

Questa è un’attività molto popolare tra i musicoterapisti, si scelgono delle canzoni e si fanno ascoltare dei brevi spezzoni. Lo scopo è stimolare la ricerca di ricordi nel passato, mescolando avvenimenti e facendo emergere vecchi avvenimenti.

CANTARE LE CANZONI

Se cercarle ed indovinarne i titoli sono attività molto utili, anche cantarle lo è. Anche piccoli spezzoni o aiutati da un supporto visivo tipo karaoke è un esercizio molto importante da fare per stimolare la memoria e “forzare” cervello a mettere insieme dei vecchi ricordi.

Se è nelle capacità dell’anziano, anche un semplice ballo può essere molto importante. Immaginate la gioia di ricordare dei vecchi passi di valzer fatti con una persona cara.

MUSICA CLASSICA

Anche se non sono stati degli esperti del genere o forse neanche mai ascoltatori, diffondere musica classica negli ambienti di inattività, come ad esempio prima di andare a letto, si è dimostrato avere effetti rilassanti e calmanti, creando un ambiente ideale prima di andare a letto.

BENEFICI DELLA MUSICA SUI MALATI DI ALZHEIMER

Abbiamo visto come i benefici della musica sugli anziani sono molti e provati, ma tutto questo può essere un enorme beneficio anche per persone anziane malate di Alzheimer.

La musica è un linguaggio internazionale che tutti capiscono, risveglia sentimenti sopiti ed ha una potenza talmente grande che ha effetti tangibili quando associata a persone con Alzheimer.

C’è una enorme bibliografia su internet, sorprendente ed insieme struggente di storie di persone che non parlano più, che non riconoscono più i loro cari e che hanno frequenti episodi di ira e depressione, ma che quando ascoltano una determinata canzone tornano per quei 3-4 min. ad essere persone normali, con gli occhi che brillano e la mente lucida.

La memoria in queste persone è definitivamente danneggiata, si chiama degenerazione cerebrale e le loro connessioni neurali, i loro neuro trasmettitori sono irrimediabilmente distrutti.

La cosa peggiore per molti è l’iniziale consapevolezza della malattia, decenni di esperienze, una vita intera di emozioni ancora presenti nel cervello ma non più accessibili.

E se la musica può essere uno strumento, una speranza di ritrovare i vecchi ricordi anche solo per dei brevi momenti, perché non tentare, perché non impegnarsi affinché chi ha vissuto la propria vita, riesca a goderne fino in fondo.

Articolo imparalabatteria.com

Adiura Livorno 29 Ottobre 2020

Aumenti per badanti e colf dal 1° Ottobre. Tutte le novità del nuovo CCNL.

Finalmente il nuovo CCNL Colf e badanti 2020. il contratto collettivo dei lavoratori domestici è stato rinnovato, ed entra in vigore dal 1° ottobre 2020, con aumenti in busta paga e tutta una serie di novità.

Entrano in gioco diverse novità, sia per lavoratori e lavoratrici sia per le famiglie che assumono colf e badanti: dagli aumenti di stipendio mensile alla nuova denominazione dei collaboratori e collaboratrici fino alle modifiche ai livelli di inquadramento contrattatuale. Tutto dovrà essere attuato dal 1° Ottobre 2020.

Il rinnovo ufficiale, dopo un ritardo di 4 anni sul contratto scaduto nel 2016, è avvenuto lo scorso 8 settembre, con l’accordo definitivo e la firma delle organizzazioni sindacali.

Dopo una lunga trattativa“, ha dichiarato Alessandro Lupi, vicepresidente Assindatcolf, “siamo riusciti a trovare un accordo che tuteli le famiglie, in particolare quelle con esigenze di assistenza a persone non autosufficienti”.

Con il nuovo Ccnl, che avrà decorrenza del 1 ottobre 2020 e sarà valido fino al 31 dicembre 2022 – conclude Lupi – abbiamo infine gettato le basi per la creazione di una nuova prestazione dedicata ai datori di lavoro che possa offrire una copertura modello ‘long term care’ per la non autosufficienza”.

Vediamo in dettaglio gli importi degli aumenti sullo stipendio, i nuovi livelli di inquadramento e tutte le novità 2020 per Colf e badanti, anzi, per i nuovi “assistenti familiari”: circa 860 mila lavoratori regolari del settore.

Nuovo CCNL Colf e badanti: la nuova denominazione 

La prima novità oeprativa dal 1° ottobre è il nuovo titolo con cui verranno assunti i lavoratori e le lavoratrici che entreranno nelle case di milioni di italiani, per svolgere le proprie mansioni di aiuto: si chiameranno “Assistenti familiari”. Una vera e propria figura professionale e saranno inquadrati su nuove tabelle livellari in base alle competenze e alle mansioni attribuite. La distinzione principale è tra coloro che si occupano della gestione della casa in generale, e chi si prende cura di altre persone all’interno della famiglia. Inoltre vengono introdotte le figure degli educatori formati.

Nuovo CCNL Colf e badanti: l’assistente educatore formato

L’Assindatcolf presenta il debutto della nuova figura professionale dell’assistente educatore formato: si tratta di colui o colei che fornirà aiuto in più per chi ha l’esigenza di accudire in casa, persone adulte e bambini in condizioni di difficoltà, perché affette da disabilità psichica oppure da disturbi dell’apprendimento o relazionali.

Nuovo CCNL Colf e badanti 2020: i nuovi aumenti

Un punto focale, che interesserà molto i lavoratori e le lavoratrici, sono gli aumenti approvati nel nuovo contratto collettivo. L’intesa raggiunta prevede i seguenti aumenti:

  • un aumento di stipendio mensile di 12 euro per il livello medio B super dal 1° gennaio 2021 (questo innalza il minimo contrattuale per una persona convivente a 880 euro/mese),
  • un sistema d’indennità, decorrenti già dal 1° ottobre, con un importo variabile tra 100  euro a quasi 116 euro erogata in aggiunta alla retribuzione minima ai lavoratori che assistono bambini fino al 6° anno d’età e agli assistenti familiari che assistono più di una persona non autosufficiente,
  • a favore dei lavoratori in possesso della certificazione di qualità, inoltre, è riconosciuta un’ulteriore indennità fino a 10 euro al mese.

Nuovo CCNL Colf e badanti: i nuovi livelli contrattuali

Altra novità impattante sull’assunzione dei nuovi assistenti familiari (ex colf, badanti, baby sitter) sono i nuovi livelli introdotti. In sostanza sparisce la tripartizione livellare in favore di un CCNL basato su 4 livelli di inquadramento, ognuno dei quali paratrato sulla base delle competenze acquisite dal collaboratore o collaboratrice e delle mansioni che gli/le verranno affidate.

L’attenzione si focalizza quindi sulla formazione della persona e il tipo di mansione e prestazione lavorativa svolta, distinguendo tra:

  • lavoratori che aiutano le famiglie nella gestione quotidiana della casa,
  • e lavoratori che si prendono cura di altre persone all’interno della famiglia,
  • viene introdotta la figura dell’educatore formato, che accudirà in famiglia persone adulte e bambini in condizioni di disabilità e non autosufficienza.

Nuovo CCNL Colf e badanti 2020: agevolazioni per l’assunzione

Anche le famiglie che assumono gli assistenti familiari possono contare su alcune tipologie di aiuti. Ad esempio vengono introdotte agevolazioni per le famiglie con persone non autosufficienti a carico e hanno bisogno di assumere una seconda badante per seguire queste persone 24 ore su 14 e sei giorni su sette.

Chi invece ha necessità di assumere una badante notturna può versare i contributi previdenziali su un orario convenzionale di 8 ore, con una riduzione di 24 ore settimanali.

Nuovo CCNL Colf e badanti 2020: permessi formazione 

Altra importante freccia nell’arco di lavoratrici e lavoratori domestici con contratto a tempo pieno e indeterminato, con anzianità di almeno 6 mesi presso lo stesso datore di lavoro, è che questi potranno beneficiare di 40 ore annue di permesso retribuito per la frequenza di corsi di formazione professionali, elevate a 64 ore annue nel caso il lavoratore decidesse di frequentare i percorsi formativi riconosciuti e finanziati dall’Ente bilaterale di settore, Ebincolf.

 

Fonte articolo LeggeOggi.it

Adiura Livorno 24 Settembre 2020

Alimentazione nella terza età. La dietologa consiglia.

La corretta alimentazione dell’anziano è sempre basata sui criteri fondamentali della dieta mediterranea. Non si discosta troppo all’alimentazione “ideale” dell’adulto sano. Mantenere una vita sana ed equilibrata in ogni periodo della vita è fondamentale per la salute e tale raccomandazione è a maggior ragione valida nella terza età per garantire longevità e ridurre il rischio d’insorgenza di malattie infettivecardiovascolari e disturbi metabolici.

 I PRIMI PROBLEMI NUTRIZIONALI NELLA TERZA ETA’.

Numerose indagini alimentari hanno rilevato che spesso l’anziano non si nutre in modo corretto ed adeguato al suo stato di salute e segue una dieta monotona e poco varia: molto vino,  molto latte, cibi esageratamente salati, niente uova, un solo tipo di carne, troppi condimenti.

Queste diete limitate sono aggravate di solito da una dentizione imperfetta che crea problemi di masticazione e di inappetenza. L’inappetenza, a sua volta, può essere aggravata dallo stato di solitudine in cui vivono spesso i soggetti anziani e può portare come conseguenza opposta un’esagerata richiesta di cibi ricchi di carboidrati come pasta, riso, dolci (sia per un compenso psicologico sia per la loro facilità di preparazione).

Conseguenza di questi errori alimentari può essere una malnutrizione con perdita di peso (che diventa significativa quando il calo supera il 10% nell’arco di sei mesi), astenia, e abbassamento delle difese immunitarie.

Una dieta ipercaloriche invece, associate a disordini digestivi, potrebbe causare sovrappeso e accentuazione dei disturbi cardiovascolari.

REGIME NUTRIZIONALE NELL’ANZIANO

Le diete in età adulta devono tenere in considerazione particolari aspetti fisici e psichici e si consiglia quindi, una strategia di intervento “morbida”, volta a razionalizzare piuttosto che a modificare radicalmente il regime nutrizionale. Il fabbisogno calorico tende a diminuire nell’anziano per effetto della riduzione dell’attività fisica e della muscolatura quindi avrà bisogno di mangiare meno di quello che mangiava in età adulta per mantenere il giusto peso.

Mediamente per un anziano normopeso con moderata attività fisica sono necessarie e sufficienti 1700 -2000 kcal, meno di 1700 kcal se si stratta di donne e di soggetti molto anziani e sedentari, e fino a 2400 kcal se si stratta di uomini non molto anziani e con buona attività fisica oppure di soggetti sottopeso.

È molto importante garantire l’adeguato fabbisogno proteico (0.8 gr prot/Kg/peso corporeo):  ovviamente le proteine devono essere di elevato valore biologico, cioè facilmente assorbibili dall’organismo, per cui si può ricorrere alla carne tritata e a quella di animali giovani (pollo, coniglio, tacchino), al pesce (anche surgelato) particolarmente indicato per la tenerezza del tessuto connettivo e per la presenza di acidi grassi omega-3, utili per combattere la patologia aterosclerotica. Il consumo di pesce viene raccomandato almeno tre volte alla settimana.

La quota lipidica non dovrebbe superare il 30% delle calorie totali (rapporto di acidi grassi saturi/monoinsaturi/polinsaturi pari a 1 e colesterolo non superiore a 300-400 mg/die).

Per condire e cucinare è consigliabile l’olio extravergine di oliva (possibilmente crudo) per la presenza di acido oleico (monoinsaturo), di antiossidanti naturali come la vitamina E e per la buona digeribilità.

La quota glicidica va compresa tra il 50% e il 55% delle calorie totali, e in questo totale i glicidi semplici non devono superare il 15-20% per non provocare sbalzi nella glicemia (in genere non oltre i 20 g di saccarosio/die).

Nell’alimentazione dell’anziano l’apporto dietetico di fibre (25-30 g/die) va ottenuto attraverso il consumo di pane, pasta, legumi, frutta e verdura. Se la quantità aumenta (per ridurre i problemi di stipsi) può provocare, come effetto indesiderato, un’aumentata perdita di principi nutritivi.

VITAMINE, MINERALI E IDRATAZIONE.

In genere l’anziano tende a bere poco, per via di una diminuita sensibilità allo stimolo della sete. In particolari condizioni (febbre, terapie diuretiche, sudorazioni eccessive) il contenuto idrico viene ulteriormente impoverito. Giornalmente un soggetto di 60-65 anni dovrebbe introdurre 30-35 ml/kg di peso corporeo di acqua, sia nella sua forma classica che attraverso gli alimenti. L’anziano deve essere sollecitato all’introduzione di liquidi.  Oltre all’acqua durante i pasti, al mattino a digiuno e a metà pomeriggio sono consigliate minestre in brodo, spremute di agrumi, tè, camomilla, tisane, un bicchiere di vino ai pasti principali sia per rimediare alla naturale disidratazione dei tessuti, sia perché il ricambio idrico facilita l’eliminazione delle scorie.

Nell’alimentazione dell’anziano il latte va gustato parzialmente scremato (preferibilmente pastorizzato piuttosto che sterilizzato) facendo attenzione alla tolleranza, soprattutto per coloro che nel corso degli anni hanno trascurato questo alimento. L’apparato gastroenterico non abituato a utilizzare il lattosio (lo zucchero del latte) può reagire con dolori e spasmi. Per garantire un adeguato apporto di calcio (indispensabile per combattere l’osteoporosi) si può ricorrere al latte privo di lattosio, allo yogurt, ai formaggi.

Con l’avanzare dell’età il fabbisogno vitaminico nell’alimentazione dell’anziano non scende, però bisogna tenere sotto controllo l’eventuale alterazione dell’assorbimento intestinale, possibili errori alimentari e che frequentemente può verificarsi una carenza di vitamina D per ridotta esposizione alla luce solare. Il fabbisogno di vitamine e sali minerali può essere assicurato aiutando gli anziani a cucinare tutti i giorni (piuttosto che lasciare che utilizzino piatti riscaldati), a consumare frutta e verdura fresca, a ridurre l’uso di cibi conservati, precotti e inscatolati. Il fabbisogno calorico totale va suddiviso in 4-5 piccoli pasti per non sovraccaricare la digestione.

CONSIGLI PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DELL’ANZIANO

  • Mangiare variato con pasti leggeri e frequenti;
  • non saltare mai la prima colazione;
  • masticare con cura gli alimenti;
  • una tazza di latte o una minestrina, come cena, non assicurano un adeguato apporto di energia e nutrienti;
  • cucinare in modo semplice senza eccedere con condimenti grassi, sale e salse;
  • mangiare tutti i giorni cereali (pane, pasta, riso, crackers, polenta);
  • contenere la quantità di zucchero e limitare le bevande zuccherate;
  • mangiare tutti i giorni verdure, crude o cotte, e almeno un frutto di stagione ben maturo;
  • bere acqua frequentemente durante il giorno, anche se non si avverte lo stimolo della sete;
  • gustare bevande alcoliche a bassa gradazione (vino, birra) moderatamente e durante i pasti;
  • utilizzare integratori solo a giudizio del medico;
  • consumare dolci con parsimonia;
  • è preferibile mangiare in compagnia.

Alimentazione e terza età

Fonte articolo Dott.ssa LAURA FERRERO Dietologa

Foto by pixabay.com

Adiura Livorno

Guida al CCNL, quello che dobbiamo sapere

Il lavoro domestico ha molteplici campi di azione spiegati nel dettaglio nei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro Domestico; ad oggi ne esistono due versioni e qui riassumeremo le regole elencate in quello più usato.
È importante, quando si assume un lavoratore, definire di cosa esattamente dovrà occuparsi e quali saranno le sue mansioni in casa.
Le aree di lavoro indicate nel CCNL infatti sono due:

  • Area di cura della persona: Baby Sitter
  • Area di cura della casa: Colf

Mentre la Baby Sitter può occuparsi della sola cura della persona e la colf dovrà occuparsi della sola gestione della casa, una badante invece potrà occuparsi sia della casa che della persona che assiste e il suo lavoro andrà inquadrato contrattualmente in base ai livelli della tabella indicata su questa pagina.

Tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro inquadramento, possono essere suddivisi in

  • Lavoratori Conviventi (che possono lavorare per un massimo di 54h alla settimana)
  • Lavoratori NON Conviventi (che possono lavorare al massimo 40h alla settimana)

e il loro contratto può essere a tempo determinato (se si conosce dal principio la data di inizio e di fine del rapporto) oppure a tempo indeterminato (che ha bisogno di almeno 8 giorni di preavviso per essere chiuso)

Riposi, Permessi e Malattie

come comportarsi

RIPOSO SETTIMANALE

Badanti, colf e babysitter in regime di Convivenza, hanno diritto a 36 ore libere alla settimana, cioè l’intera giornata della domenica e una mezza giornata (12 ore) godute in un giorno qualsiasi da stabilirsi, da sommarsi a 2 ore di riposo giornaliere che, per convenzione, verranno effettuate nelle ore pomeridiane.
Il riposo settimanale domenicale è irrinunciabile, si può però sostituire con un altra giornata se la fede religiosa del lavoratore prevede la solennizzazione di un giorno diverso.

I lavoratori NON conviventi hanno diritto al solo riposo domenicale.

PERMESSI

I lavoratori hanno diritto a permessi retribuiti nelle quantità elencate di seguito:

Decesso di familiari: 3 giorni lavorativi se conviventi o parenti entro il 2° grado,
Visite Mediche: 16 ore annue per i lavoratori conviventi e 12 ore annue per i non conviventi.
Congedo Matrimoniale: 15 giorni di calendario
Nascita di un figlio: 2 giorni andranno retribuiti al padre.

in tutti gli altri casi e quando i giorni di ferie maturati non siano sufficienti a giustificare un’assenza, dovrà essere usato un permesso NON retribuito.

MALATTIA

Per i lavoratori conviventi è necessario presentare un certificato medico solo nel caso la malattia insorga in un periodo di ferie o di non presenza al lavoro.
– Se il contratto è attivo da meno di 6 mesi, il lavoratore ha diritto fino a 8 giorni retribuiti
– Se il contratto è attivo da più di 6 mesi ma meno di 2 anni, avrà diritto fino a 10 giorni retribuiti
– Se il contratto è attivo da più di 2 anni, avrà diritto fino ad un massimo di 15 giorni retribuiti.

In ogni caso, fino al terzo giorno la retribuzione è al 50%, dal quarto giorno di malattia in poi avranno diritto al 100% della paga giornaliera.

FERIE

Per ogni anno di servizio, il lavoratore ha diritto ad un periodo di ferie di circa26 giorni lavorativi.
Il diritto al godimento delle ferie è irrinunciabile per un periodo minimo di 4 settimane per ogni anno lavorato e non può essere sostituito da un adeguato pagamento se non nel caso il contratto di lavoro finisca; in quel caso le ferie maturate andranno retribuite.
Le ferie non possono essere godute durante il periodo di preavviso e di licenziamento, nè durante il periodo di malattia ed infortunio.
Durante le ferie, il lavoratore domestico continuerà a maturare contributi.


VITTO E ALLOGGIO

Il datore di lavoro deve fornire al lavoratore domestico un alloggio idoneo a salvaguardarne la sua riservatezza e dignità oltre che un’alimentazione sana e sufficiente.
I lavoratori conviventi dovranno ricevere un compenso sostitutivo del vitto ed alloggio nel periodo di ferie in cui non riescono a goderne in natura.
Solo nel caso delle ferie, verrà quindi compensato il vitto e l’alloggio con una indennità giornaliera di circa 5,48€ che può subire delle fluttuazioni in base alla provincia di appartenenza.
La quota di vitto ed alloggio va inoltre ad incidere nel calcolo della tredicesima, del Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

 


CHIUSURA DEL CONTRATTO

Per i lavoratori domestici non è necessario fornire una giusta causa per chiudere un contratto di lavoro, bisogna però rispettare il giusto preavviso prima di poter effettivamente cessare il rapporto di lavoro.
Nella tabella è schematizzato il sistema da seguire

Durata rapporto di lavoro Ore Lavorative Preavviso
Se dura da meno di 2 anni meno di 25 ore settimanali 8 giorni
Se dura da più di 2 anni meno di 25 ore settimanali 15 giorni
Se dura da meno di 5 anni più di 25 ore settimanali 15 giorni
Se dura da più di 5 anni più di 25 ore settimanali 30 giorni

I giorni di preavviso sono sempre da considerarsi di calendario (comprensivi cioè di eventuali giorni non lavorativi), ma si interrompono in caso di ferie, malattia o infortunio del lavoratore.
Nel caso in cui sia il lavoratore a rassegnare le dimissioni dovrà in ogni caso dare un preavviso al datore di lavoro pari alla metà dei giorni riportati nella tabella precedente.
Un lavoratore dimissionario però perderà ogni diritto ad un eventuale indennità di disoccupazione (NASPI).

Fonte articolo www.ddomia.com

Sostituzione Badante. Attenzione alle vertenze

Arriva l’estate e il lavoro domestico va in tilt.

L’estate è qui e come ogni anno i datori di lavoro si trovano ad affrontare il problema “sostituzione badante”. Chi assume un assistente familiare lo fa per far fronte ad esigenze costanti: aiutare un familiare malato, accudire un anziano, guardare i bambini mentre si è a lavoro, etc.

Indipendentemente dalla durata e dalla distribuzione dell’orario di lavoro, per ogni anno di servizio presso lo stesso datore di lavoro, colf e badanti hanno diritto ad un periodo di ferie di 26 giorni lavorativi.  Le ferie vanno godute per almeno 2 settimane nell’anno e le restanti entro i 18 mesi successivi all’anno di maturazione, normalmente nel periodo da giugno a settembre. Trovare una sostituzione per un breve periodo non è facile, c’è sempre il dubbio “sarà una persona affidabile?” Ed è proprio per questo motivo che vi consigliamo vivamente di affidarvi a noi per la ricerca della sostituta.

Inoltre, è difficile trasferire le competenze, le cure e le abitudini dell’anziano ad una nuova badante per brevi periodi.  Un ulteriore consiglio è di selezionare il sostituto o la sostituta in anticipo, farlo incontrare per un colloquio con l’assistito, in modo da valutare ogni aspetto, sia relazionale che professionale.  L’anziano, in questo modo sarebbe più tranquillo e meno stressato dal cambio.

Le famiglie, per contenere i costi, spesso hanno la tendenza a non mettere in regola il lavoratore domestico  del periodo estivo. Pratica sbagliatissima! Anche se si tratta di un mese o di poche settimane, infatti, molti datori ricevono a settembre la vertenza del lavoratore. Sono tanti i casi di richiesta di differenze retributive a seguito della mancata regolarizzazione delle sostituzioni estive.

Il mio consiglio è di assumere regolarmente il lavoratore temporaneo per tutelarsi rispetto a future vertenze e non di meno, per tutelare anche la salute del lavoratore in caso di infortunio.

Nel caso si tratti di periodi molto brevi il datore di lavoro domestico può fare anche ricorso al libretto famiglia dell’INPS. Si tratta di un libretto nominativo prefinanziato, composto da titoli di pagamento, il cui valore nominale è fissato in 10 euro. Questo strumento può essere usato solo per prestazioni di lavoro occasionale ed è rivolto alle persone fisiche che non esercitano attività professionale o d’impresa.

Articolo dell’Avvocato M. De Luca

Adiura Livorno

Assistito in vacanza. Cosa spetta agli assistenti familiari.

Colf, badanti e babysitter devono seguire il datore in vacanza?

Vediamo insieme quando e come la badante deve seguire l’assistito.

Lavoratore a ore o non convivente: l’eventualità di seguire il datore di lavoro in trasferta deve essere espressamente prevista nella lettera di assunzione. Nel caso in cui non sia specificato, il lavoratore può legittimamente rifiutarsi e il suo rifiuto non costituisce un valido motivo di licenziamento.

Lavoratore convivente: è probabile che durante il rapporto di lavoro, il datore di lavoro chieda alla badante di seguirlo anche in altri comuni o in residenze secondarie, per villeggiatura o per altri motivi. In questo caso il lavoratore convivente ha l’obbligo di seguire il proprio datore o la persona di cui si prende cura durante le trasferte (per esempio alla seconda casa al mare o in montagna). Questa condizione deve essere specificata nella lettera di assunzione del lavoratore convivente.

Se l’obbligo di trasferta non è stato previsto nel contratto di assunzione, al lavoratore verrà corrisposta per tutti i giorni della trasferta, in base al livello di inquadramento, una diaria giornaliera che varia, in base al CCNL applicato, dal 10% al 20%, oltre alla normale retribuzione.

In qualsiasi delle due ipotesi, il datore di lavoro dovrà avvertire la colf o badante con qualche giorno di anticipo della data di partenza, specialmente se il soggiorno sarà in un altro comune. Inoltre, al lavoratore dovranno essere rimborsate anche le spese di viaggio e di trasporto degli effetti personali, ma solo nel caso in cui il datore di lavoro non provveda a farsi carico sin dalla partenza.

Infine, si ricorda che anche durante la trasferta, al lavoratore spetta il riposo settimanale.

Fonte articolo badanticolfonline.it

Adiuira Livorno 24 Luglio 2020

 

Ricerca personale assistenziale. Ecco perchè affidarsi ai professionisti.

PERCHE’ AFFIDARSI A UN’AGENZIA PER LA RICERCA DEL PERSONALE ASSISTENZIALE.

Ecco 4 buoni motivi per rivolgersi a un’agenzia invece che al “fai da te” o alle cooperative:
1) Si risparmia tempo, denaro e stress;
2) Massima tutela dei soggetti coinvolti;
3) Selezione di personale qualificato;
4) I privati o le cooperative non sollevano le famiglie da responsabilità di questo genere:

I finanzieri del Comando Provinciale di Bologna hanno eseguito, su disposizione del GIP del locale Tribunale, Dott. Domenico Truppa, un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di F.F., classe 1974 residente a San Lazzaro di Savena (BO), amministratrice di alcune cooperative e società operanti in tutta la provincia di Bologna che offrivano servizi di assistenza diurna e notturna a favore di anziani e malati, in quanto ritenuta responsabile di aver gestito in condizioni di sfruttamento, nel corso degli anni, oltre 300 badanti provenienti dall’Est Europa, in violazione dell’art 603 bis del codice penale (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro).

Oltre all’arresto sono stati sequestrati anche i locali, ubicati a Bologna e Casalecchio di Reno, dove avevano sede le cooperative e le società gestite in maniera illecita.
In particolare, le indagini scaturiscono da alcuni controlli effettuati dall’INPS di Bologna nei confronti delle società tutte riconducibili all’imprenditrice che avevano fatto emergere numerose irregolarità alla normativa che regola i rapporti di lavoro.
I successivi approfondimenti investigativi eseguiti dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia economico finanziaria, sotto la direzione della procura della Repubblica di Bologna, nella persona del Sostituto Procuratore Rossella Poggioli, hanno permesso di accertare come l’arrestata approfittando dello stato di bisogno delle lavoratrici, molto spesso in difficoltà economiche perché da poco giunte in Italia, offrisse contratti a progetto per mascherare rapporti di lavoro subordinato, corrispondendo, precisa il GIP ,“compensi irrisori (a fronte di alte tariffe orarie che venivano richieste per assistere gli anziani bisognosi di cure) senza la possibilità di fruire ferie, e più in generale in totale spregio di qualsiasi norma che disciplina i rapporti di lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Le badanti venivano reclutate, con l’ausilio di un dipendente anch’egli indagato ma a piede libero, attraverso annunci su internet oppure manifesti pubblicitari affissi nei pressi delle fermate da cui partono gli autobus per l’Est Europa o annunci sui giornali.
Inoltre, con precisi intenti speculativi e tendenti a massimizzare i propri illeciti profitti, l’indagata ometteva di versare, in numerose circostanze, i contributi spettanti ai dipendenti, rendendosi anche responsabile di gravi violazioni alla normativa fiscale e previdenziale, oltre a riuscire a conquistare ampie quote di mercato dal momento che, grazie ai risparmi illeciti ottenuti a danno dei lavoratori e dell’erario, riusciva ad offrire i propri servizi a prezzi molto più bassi della concorrenza.
In aggiunta, i conti correnti delle società cooperative –che formalmente avrebbero dovuto perseguire scopi mutualistici a beneficio di tutti i lavoratori – sono stati prosciugati dall’imprenditrice anche per acquistare numerosi beni di lusso (gioielli, borse e viaggi) non rientranti tra le primarie esigenze funzionali delle società, ma destinati al puro godimento personale.

L’operazione, denominata “Blue Angels”, si inquadra nell’ambito delle attività poste in essere a contrasto delle condotte illecite lesive dell’affidamento dei cittadini verso il corretto funzionamento del mercato del lavoro.
Sussistono problemi per le famiglie che si affidano (anche per il fai da te) alle cooperative che non gestiscono correttamente il rapporto di lavoro con “i domestici”. Spesso per rasserenare il cliente queste realtà firmano degli accordi con i quali si impegnano a tenere sollevata la famiglia da qualsiasi responsabilità in tema di vertenze di lavoro. Purtroppo però queste clausole sono totalmente inefficaci in quanto la legge italiana, per tutelare il lavoratore, prevede che vi sia la totale corresponsabilità dei datori di lavoro con i “fruitori” del lavoro stesso.

10 consigli utili per risparmiare sulla spesa

Consigli per risparmiare sulla spesa: 10 regole per fare la spesa in economia senza rinunciare alla qualità dei prodotti ed evitando spreco di cibo e di soldi.

Fare la spesa, in fondo, è un’abilità che si acquisisce, non un talento innato: si impara a fare la spesa. Non c’è benessere che non passi attraverso i prodotti con cui riempiamo il carrello della spesa. Le cose buone costano di più? Vero, ma quasi mai optare per merci scadenti e a basso costo significa risparmiare davvero. Il segreto? Una spesa consapevole.

Per risparmiare sulla spesa basta avere le idee chiare: budget, necessità e il binomio inscindibile di qualità e prezzo. Si può risparmiare al supermercato (e non solo) senza rinunciare al meglio

Ecco come risparmiare sulla spesa e approcciarsi agli acquisti di tutti i giorni senza rinunciare ai migliori prodotti né prosciugando il conto in banca.

Una spesa economica senza rinunciare alla qualità.

Risparmiare sulla spesa è diventato semplice: esiste il discount – paradiso del sottomarca (e del sottocosto), il ventaglio di scelta è ampio, la gamma di prodotti trasversale, i prezzi notevolmente più bassi, il carrello si riempie con facilità e senza la controindicazione dell’esborso economico maggiorato.

Tutto vero, non fosse che il prezzo da pagare per simili scelte è spesso assai più incidente – per la propria esistenza – del prosciugamento di un conto in banca: a risentirne, infatti, è la qualità della vita. Tradotto: generi alimentari di basso costo sono anche prodotti di minore qualità, spesso nocivi per la salute in maniera direttamente proporzionale al risparmio. E non sfuggono alla regola neppure generi di altra tipologia: abbigliamento, arredamento, prodotti per la casa, per l’igiene, per la cosmesi.

A difettare, anche in quel caso, è la qualità: prodotti poco resistenti o inefficaci non garantiscono né resa né durata. E, a conti fatti, neppure rendita.

Fare la spesa è una delle attività che rientra a pieno titolo nel bagaglio culturale di un individuo – la cui necessità di benessere passa necessariamente attraverso il carrello – il quale, diventato consumatore, ha l’obiettivo primario della piena consapevolezza di sé.

Siamo anche ciò che compriamo: quello che mangiamo, l’abito che indossiamo e il detergente con cui curiamo il corpo. Il punto, di rimando, non è apprendere una capacità di risparmio fine a se stessa, semmai individuare i requisiti che consentono di risparmiare senza rinunciare al meglio.

Consigli per risparmiare sulla spesa: la nostra top 10

Le cose buone costano di più? Evidentemente sì: non per questo vanno accantonate. Anzi. Il detto universalmente valido “meno spendi e più spendi” è una verità: quasi mai optare per merci scadenti e a basso costo significa risparmiare. Allora: qualità e risparmio sono antitetici? Per niente. Il segreto? Diventare consumatori responsabili e praticare una spesa consapevole. Ecco il decalogo del corretto approccio per risparmiare sulla spesa.

1. Evitare gli sprechi

Non abbiamo alcun motivo per riempire il carrello di decine e decine di prodotti: buona parte delle cose che acquistiamo non sono necessarie, molte di esse finiranno negli scaffali di un armadio, nei ripiani di un frigorifero o in una dispensa e in molti casi le useremo poco – gli abiti, per esempio – oppure lasceremo che scadano senza nemmeno averle toccate.

2. Fare una lista della spesa

È un trucco efficace: arrivare in un supermercato con un elenco precedentemente definito di ciò che occorre aiuta a non incappare in “distrazioni” promozionali lungo gli scaffali dell’esercizio commerciale e consente di capire davvero quali sono i prodotti di cui necessitiamo e quali, al contrario, quelli di cui non abbiamo bisogno.

Fare una spesa mirata porta a evitare l’acquisto di prodotti in eccesso: fare le scorte non è utile né necessario poiché implica un maggiore esborso di denaro e aumenta il rischio di sprecare cibo, magari dimenticato. Inoltre, mai dimenticarlo: per logica di mercato, le offerte ci sono sempre.

3. Prendersi il giusto tempo e arrivare sazi

La fretta è cattiva consigliera, sempre. Anche per fare la spesa c’è bisogno di evitare inutili corse causate da ritardi o altri impegni. Avere, invece, minuti a disposizione per controllare prezzi ed etichette vuol dire riuscire a capire autonomamente come arrivare al miglior rapporto qualità/prezzo. Fare la spesa a pancia piena è il modo per non arrivare affamati al momento della scelta e aiuta a non cadere in tentazione…

4. Confrontare offerte e supermercati

È un approccio che – portato avanti per un po’ di tempo – si trasformerà presto in abitudine. Valutare le offerte proposte dai marchi (e dai negozi) attraverso i volantini reperibili facilmente online vi mette nella condizione di capire cosa comprare e dove: spesso lo stesso prodotto viene proposto a prezzi differenti da differenti esercii commerciali.

5. Utilizzare app e buoni sconto

Utilizzare le applicazioni dei marchi di interesse o delle catene commerciali può consentire di beneficiare di buoni sconto validi per la spesa o per uno specifico prodotto. Gli stessi buoni sconto, per altro, sono spesso reperibili anche sui volantini cartacei distribuiti dalle attività commerciali.

6. Leggere le etichette

Sono la carta d’identità del prodotto in oggetto. Se più prodotti soddisfano i requisiti richiesti, allora diventa consequenziale passare alla valutazione del prezzo e alla scelta del meno costoso. Leggere l’etichetta è un esercizio fondamentale: non solo per conoscere ingredienti e località di produzione ma anche per non incappare in uno dei più classici errori: quello di acquistare un prodotto non in base al prezzo al chilo o al litro ma a quello della confezione.

7. Non cedere alle dinamiche del marketing commerciale

Il posizionamento nella scaffalatura di un supermercato non è casuale né segue logiche di altro tipo se non quelle commerciali. Il posto migliore è quello che si vende meglio e si paga di più. I prodotti collocati ad altezza viso o busto, per esempio, ovvero quelli più facilmente individuabili, non sono lì perché più economici o di maggiore qualità: semplicemente, il marchio in questione ha pagato un costo per garantirsi quella esposizione. Imparare a chinarsi, alzare gli occhi e dare uno sguardo anche a ciò che è posizionato su altri scaffali è fondamentale: potreste trovare esattamente lì ciò che cercate.

8. Evitare prodotti già pronti

Rispondono in maniera oggettiva alle esigenze di tempo e rapidità, si sposano a meraviglia con le dinamiche della quotidianità – soprattutto professionale – e consentono di far durare poco il momento della preparazione del pasto. Piccolo problema: i prodotti già pronti costano esponenzialmente di più e non sono sinonimo assicurato né di freschezza né di genuinità.

9. Controllare le scadenze e scegliere prodotti di stagione

Detto altrimenti: verifica la vita residua dei prodotti che stai per acquistare e valutane la funzionalità in base alle tue esigenze. Riuscire a interpretare le scadenze in maniera corretta consente di evitare sprechi. Acquistare prodotti di stagione, invece, significa spendere meno, ridurre gli impatti ambientali e optare per un prodotto più saporito e – spesso – più nutriente.

10. Tornare a cucinare

Dedicare del tempo alla cucina e alla preparazione del pasto è, infine, il modo più sicuro per risparmiare. Cucinare da sé garantisce un guadagno inimmaginabile: lo riconosceranno le vostre finanze e saprà rimarcarlo anche il vostro medico di base.

Fonte articolo Money.it

Foto pixabay.com

Iniziano i test su badanti e lavoratori immigrati

Contagi di rientro, più test su badanti ai lavoratori immigrati

Li chiamano contagi di rientro. Perché non c’è solo il rischio di focolai autoctoni, “nazionali”, ma anche quelli provocati da stranieri, spesso lavoratori che stanno rientrando in Italia anche in vista della riapertura dei voli verso l’Unione europea a partire dal 1 luglio. I timori sono legati al ridotto controllo del coronavirus in colossi demografici come gli Stati Uniti, la Russia o l’India. Il pericolo di contagi dall’estero è esemplificato dall’ultimo focolaio a Fiumicino, vicino a Roma, originato da un cittadino del Bangladesh tornato dal proprio Paese. In Veneto intanto si punta a fare tamponi alle badanti che arrivano al di fuori dell’Europa.

Il rientro dei lavoratori dall’estero

«È necessario aumentare i controlli sui voli internazionali, nelle ultime settimane abbiamo avuto troppi casi dal Bangladesh», così l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato. Nella Asl Roma 3 prosegue infatti l’indagine epidemiologica per il focolaio a Fiumicino che conta 4 nuovi casi collegati: si tratta di un dipendente del ristorante Indispensa, due conviventi del dipendente del Bangladesh e un cliente intercettato al drive-in di Casal Bernocchi dove sono stati eseguiti oltre 1.300 tamponi per l’indagine epidemiologica. Anche nella Asl Roma 2 si è registrato un caso positivo di rientro dal Bangladesh. E anche in questo caso sono state attivate le procedure di contact tracing internazionale. Il rischio deriva anche dal fatto che il Paese, vicino all’India, al momento è tra i più colpiti dal Covid e con una situazione fuori controllo. A questo si aggiunge il fatto che la quarantena obbligatoria spesso non viene seguita dai lavoratori che rientrano in Italia dal loro Paese scatenando il rischio di nuovi focolai a partire dalle famiglie dove il contagio è più facile.

Tamponi per le badanti extra Ue

Test gratuiti per le badanti che rientrano in Italia dai paesi extra Ue e che riprendono il loro servizio nelle famiglie in Veneto. L’iniziativa è del presidente del Veneto, Luca Zaia che ha sottolineato che per usufruire del servizio bisognerà rivolgersi al sistema sanitario regionale, a partire dai medici di base. «È una maniera per proteggere gli anziani e i loro familiari», ha detto Zaia, spiegando che «i tamponi verranno fatti in tempo reale». «Non c’è’ l’obbligatorietà, ma la raccomandazione di sottoporsi ad un tampone, gratuito», ha precisato l’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, rilevando che «è pensabile, è ottimale, che le badanti accolgano l’invito a tutela dei loro assistiti che per la maggior parte sono anziani o persone con disabilità. Chiediamo la loro massima partecipazione, ma anche il supporto dei familiari assistiti». I test potranno essere richiesti alle strutture sanitarie venete, ai medici di medicina generale e i distretti sanitari. Nel Veneto si stima vi siano circa 90 mila badanti, provenienti per la maggior parte da paesi dell’est Europa come Moldavia, Romania e Ucraina.

Fonte articolo ilsole24.it

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